Oggi è sotto accusa l'autorizzazione all'ILVA che la Regione Puglia approvava nel 2011
Il 5 luglio 2011 su Repubblica leggevamo: "La Regione Puglia si dice soddisfatta dell'autorizzazione integrata ambientale per il siderurgico di Taranto: "Abbiamo ottenuto condizioni migliori" afferma l'assessore regionale all'ambiente Lorenzo Nicastro".
L'agenzia stampa AGI oggi scrive che secondo Buccoliero, “quell’Aia del 2011 ha recepito in modo integrale tutto quello che diceva Ilva". E poi: "L’Aia del 2011 è frutto di una violazione di legge”.
Oggi Nichi Vendola farebbe bene a dare delle risposte per come ha condotto la Regione ad approvare un'autorizzazione integrata ambientale che oggi è sotto accusa.
Deve delle risposte perché quello che accadde nel 2011, con il sostegno della Regione, fu un fatto di notevole gravità.
Queste sono le parole che ebbi a scrivere allora, nel 2011.
Noi viviamo come una beffa un'AIA rilasciata senza aver accolto e appoggiato le rivendicazioni – tecnicamente argomentate - delle associazioni. La società civile da quattro anni si stava spendendo per avere un'autorizzazione con rigorose prescrizioni. E invece l'AIA partorita con l'appoggio della Regione ha tenuto la società civile fuori dalla porta. Quest'AIA è peggiore di gran lunga del testo elaborato nel 2009 che chiedevamo di migliorare con le nostre osservazioni. Lo dicono tutte le associazioni ambientaliste che questa AIA è un passo indietro rispetto a quello che potevamo ottenere se avessimo fatto fronte unico. Ma la Regione oggi è da sola, in compagnia del Comune e della Provincia, a sottolinearne con retorica inopportuna che quest'AIA, priva delle prescrizioni da noi proposte, sarebbe una 'svolta storica'. La Regione ha perso il consenso di tutte le associazioni ambientaliste, civiche e sanitarie in un sol colpo e parla di svolta storica? Lasciamo all'opinione pubblica ogni valutazione.
Quell'autorizzazione causò il divorzio fra gli ambientalisti e la sinistra che governava la Regione Puglia. Dopo dieci anni nessuno ha ancora dato una risposta politica a quella grave mossa del 2011 che determinò una drammatica crisi di credibilità verso chi aveva fondato Sinistra Ecologia e Libertà.
Infatti "Altamarea", il coordinamento di associazioni che formulava le osservazioni in sede di autorizzazione ambientale per l'ILVA, aveva inviato un decalogo, dieci punti irrinunciabili per la concessione dell'Aia, al ministero dell'ambiente, alla Regione Puglia, alla Provincia di Taranto, ai Comuni di Taranto e Statte. Altamarea invocava "un fronte unico a sostegno di una delibera di giunta regionale finalizzata ad ottenere che l'Aia venga rilasciata solo se conterrà prescrizioni severe e precise".
Quei dieci punti non vennero fatti propri dalla Regione Puglia. Eppure erano ragionevolissimi e tecnicamente fattibili. Altamarea reagì al tradimento della Regione Puglia con un comunicato durissimo:
"Non siamo più disposti - si leggeva - a farci strumentalizzare da chi ha tradito la nostra fiducia. Da adesso in poi questi rappresentanti istituzionali sono nostri avversari. Faremo un elenco, con nomi e cognomi, dalla Regione alle Circoscrizioni, e diremo ai cittadini di non votare più quei politici che ci hanno buggerati. Noi chiedevamo un’autorizzazione che tenesse conto dei dieci punti irrinunciabili che avevamo indicato e senza dei quali è solo una presa in giro. Nella conferenza di servizi, invece è stato partorito solo un topolino brutto e malfatto".
In quella pessima esperienza del 2011 sono nati tanti interrogativi a cui non è mai stata data una risposta che una tale rilevante questione avrebbe meritato.
Oggi quella pessima autorizzazione del 2011 diventa argomento della requisitoria del pm e sembra di rivivere quei giorni, quelle delusioni quel cocente tradimento di Nichi Vendola. Il movimento che aveva portato a Taranto ventimila cittadini in piazza di trovò isolato, senza interlocutori. Migliaia di cittadini traditi e senza alcuna prospettiva si trovarono di fronte a un muro di gomma. Nessuno intervenne a sostenerli. Fu una delle più buie pagine che ricordo della tormentata vicenda ILVA. Da lì a poco intervenne la magistratura, con le intercettazioni e le infelici risate che oggi conosciamo. Ed è grazie alla magistratura che oggi riemerge quella storia dai contorni inquietanti. La storia di una autorizzazione a produrre fino a quindici milioni di tonnellate di acciaio, uno sproposito, una marcia trionfale per l'ILVA e tradimento politico per i cittadini. Una vicenda scomoda purtroppo rimossa dai protagonisti e da chi oggi vuole andare avanti semplicemente dimenticando il passato, come se nulla fosse accaduto.
«Non c'è emergenza. Non siamo in provincia di Caserta. La produzione di latte e derivati nelle aziende del tarantino è assolutamente normale».
“Si tratta di un passaggio di valenza storica per il territorio tarantino e per la Puglia tutta. Siamo convinti – afferma l’assessore alla qualità dell’ambiente, Lorenzo Nicastro, presente a Roma in rappresentanza della Regione, insieme ad ARPA, ISPRA, Comuni di Taranto e Statte, Provincia di Taranto e Ministero della Salute – che si apre oggi una fase nuova e molto importante nei rapporti tra la città e lo stabilimento. Infatti, a seguito dell’emanazione del decreto da parte del Ministro dell’ambiente, entreranno in vigore limiti emissivi più bassi rispetto a quelli oggi vigenti, in linea con le migliori tecnologie disponibili”. “Il lungo lavoro istruttorio ha coinvolto, oltre alla Regione, numerosi soggetti portatori di interesse, dalle associazioni ambientaliste, ai sindacati, agli enti locali che, con il loro quotidiano contributo, hanno consentito un’analisi rigorosa della realtà e la definizione di tutte le misure necessarie alla salvaguardia dell’ambiente ed alla tutela della salute. Abbiamo chiesto ed ottenuto un miglioramento delle attuali condizioni su diversi punti essenziali”. “Tra questi, meritano una particolare segnalazione le emissioni diffuse e concentrate in atmosfera”.
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