Reporters sans frontieres fa il bilancio della sua missione a Kinshasa

Recentemente, dal 6 al 9 marzo 2006, Reporters Sans Frontieres (RSF) ha inviato una delegazione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) per dare sostegno ad un'organizzazione partner con sede a Kinshasa, Journalistes en Danger (JED) e per esortare le autorità a fare luce al più presto sul duplice omicidio del giornalista Franck Ngyke e di sua moglie.
15 marzo 2006
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Reporters sans Frontieres - (http://www.rsf.org) - 10 marzo 2006

L'organizzazione intende vigilare perché la vicenda di Ngyke non sia strumentalizzata per fini politici, cercando di avere un rapporto giusto con le autorità, in modo da calmare la crisi provocata da tale crimine e valutare lo stato della libertà di stampa a Kinshasa.
Nel quadro della missione, RSF e JED hanno anche criticato il comportamento pericoloso di una parte della stampa congolese, in un momento determinante per la pace nella regione.

La vicenda Franck Ngyke

Capo del servizio politico del quotidiano indipendente "La Reference Plus", Ngyke é stato ucciso a colpi di arma da fuoco all'interno della propria abitazione di Kinshasa all'1 del mattino del 3 novembre 2005, mentre rientrava dall'ufficio. Sua moglie Hélène Paka è stata uccisa dagli stessi uomini armati, il cui movente resta ancora sconosciuto. i sottotenenti Joël Mungande Kimbao e Didier Awatimbine, insieme all'aggiunto Munongo Muyika, sono attualmente sotto inchiesta nell'ambito di questa vicenda. Secondo il colonnello Mputu Mpende, ufficiale superiore presso L'Ispettorato Militare di Kinshasa-Matete, spiega che le indagini hanno scoperto che i due militari avrebbero utilizzato il telefono cellulare della vittima nelle 12 ore successive al duplice omicidio. Anche due civili sono stati arrestati per collegamenti con i tre militari nella giornata del 3 novembre.

In un incontro con il Capo di Stato congolese Joseph Kabila, RSF e Jed hanno ottenuto l'impegno per un "processo pubblico" sulla vicenda prima delle elezioni presidenziali previste per giugno 2006; il giorno prima, il vice presidente Azarias Ruberwa, capo della commissione "Politica, Difesa e Sicurezza" del governo di transizione della Repubblica Democratica del Congo, aveva preso lo stesso impegno.

Il presidente della Repubblica, che per la prima volta dalla salita al potere la direzione di JED, ha inoltre assicurato che l'organizzazione congolese sarà coinvolta nella prosecuzione della vicenda, senza però specificare in che modo. Evocando le minacce di morte ricevute nelle utlime settimane da membri del JED, egli ha dichiarato: "Avete la protezione del Presidente".

Tre giornalisti incarcerati

RSF e Jed hanno anche fatto visita ai tre giornalisti attualmente detenuti nel Centro Penitenziario e di rieducazione di Kinshasa (CPRK, ex prigione centrale di Makala). Jean-Pierre Pambu Lutete, direttore del giornale "La Tolerance", e Jean-Louis Ngalamulume, direttore del giornale "L’Eclaireur", sono in carcere in attesa di giudizio per casi di diffamazione, mentre Patrice Booto, direttore del trisettimanale "Le Journal" e del supplemento Pool Malebo, è stato arrestato il 2 novembre con l'accusa di minaccia alla sicurezza dello Stato.

Dai loro incontri con le autorità congolesi, RSF e JED hanno ottenuto l'impegno per la scarcerazione in libertà provvisoria di Jean-Pierre Pambu Lutete e Jean-Louis Ngalamulume appena possibile, in attesa dello svolgimento degli iter giudiziari a loro carico. Inoltre RSf ha ripetuto la richiesta al presidente Kabila, al vicepresidente Ruberwa, al ministro della Giustizia e a quello della Stampa e dell'Informazione per una depenalizzazione dei delitti a mezzo stampa nel paese; l'organizzazione ha in particolare sottolineato come le pene detentive per tali reati siano contrarie agli standard democratici internazionali fissati dall'ONU, mentre sono giuste le sanzioni proporzionate (pubblicazioni giudiziarie, ammende, ...) in quanto riparano realmente il torto subito dalle vittime. La carcerazione invece è non solo ingiusta ma anche controproducente, in quanto potrebbe attirare un attenzione benevola su giornalisti che hanno violato le regole dell'etica e della deontologia. Nelle prossime settimane, RSF e JED sottoporranno alle autorità congloesi una proposta di riforma della legge in vigore.

Per quanto riguarda invece Patrice Boot, RSF ha sottolineato la situazione "kafkiana" del giornalista, giudicato dalla Corte di Sicurezza dello Stato (CSE) due giorni prima della promulgazione della nuova Costituzione che ha cancellato tale istanza giudiziaria speciale; egli aspetta quindi un verdetto che dev'essere pronunciato da una corte che non esiste più. Il presdiente kabila ha risposto che su questo caso la giustizia si pronuncerà non appena ci sarà il trasferimento di competenza ad un'altra giurisdizione.

Patrice Booto è accusato di diffusione di notizie sediziose, offesa al Capo dello Stato e oltraggio al Governo, per aver pubblicato un articolo in cui si affermava che il presidente Kabila aveva offerto 30 milioni di dollari al settore dell'e4ducazione in Tanzania, nel momento in cui era in corso uno scontro tra il governo congolese e i sindacati degli insegnanti. Davanti alla Corte di Sicurezza, il giornalista ha riconosciuto che tali notizie erano false.

Corruzione e manipolazioni nella stampa congolese

Parallelamente, RSF e JED hanno sottolineato che nella stampa congolese, come in altri settori della società, c'è un grave problema di corruzione e manipolazione. All'avvicinarsi di un appuntamento elettorale cruciale per il paese, numerosi pseudo-giornalisti adottano comportamenti inaccettabili, come vendere le pagine straordinarie delle loro pubblicazioni al miglior offerente per compromettere o incensare determinate personalità. Messaggi di odio compaiono regolarmente nelle pagine o sulle frequenze di alcuni media congolesi, strumentalizzati da clan politici o etnici. La pratica giornalistica ha delle regole, e la violazione di tali regole richiede delle sanzioni. Per poter essere nella posizione migliore per difendere efficacemente il giornalismo nella Repubblica Democratica del Congo, RSf chiede quindi alle organizzazioni che nel paese si battono per la libertà di stampa, agli organi di regolamentazione e autoregolamentazione e le organizzazioni proferssionali a lavorare insieme per fare pulizia all'interno della professione, osservando e sanzionando le violazioni e gli abusi.

Note: Articolo originale (francese): http://www.rsf.org/article.php3?id_article=16713

Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utiliozzabile per scopi non commerciali, citando la fonte, l'autore e il traduttore.

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