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La marcia del 25 aprile per l'amnistia, la giustizia e la libertà

La marcia è stata promossa da Rita Levi Montalcini e da persone la cui vita è cambiata quando hanno perso all'improvviso un familiare, dopo un arresto. Con loro, radicali, associazioni e rappresentanti delle istituzioni denunciano i gravi problemi delle carceri e della giustizia
1 maggio 2012

Marcia per denunciare le condizioni delle carceri e della giustizia in Italia, che ha collezionato varie condanne da parte della Corte Europea dei diritti dell'Uomo

 Quello delle condizioni delle carceri e in particolare del loro sovraffollamento, della necessità di un'amnistia e comunque della ricerca di soluzioni urgenti, non è un tema di cui vogliano occuparsi in tanti. Poiché apre interrogativi e crea contrasti, è molto più comodo -  potendolo fare - scegliere altri cavalli di battaglia (se la lotta per i diritti civili non la si ha proprio scolpita nel DNA).

Nonostante questo, però, il consenso nei confronti della seconda marcia diretta a denunciare le condizioni pesanti in cui vivono le persone detenute e a chiedere soluzioni - la prima si era svolta il giorno di Natale del 2005 - è stato notevole. Sono arrivate centinaia di adesioni, sia da parte di rappresentanti del mondo istituzionale (parlamentari, amministrazioni regionali e locali, direttori di carceri e Garanti dei diritti delle persone detenute) che da parte di associazioni, di organizzazioni sindacali e di un buon numero di giornalisti (cfr. NOTE).

 La marcia è stata visibilmente un successo anche in termini di vivacità e partecipazione. Se mai non sono circolate molte notizie, nonostante ormai si siano presentate molte occasioni di confronto sui temi del sovraffollamento e si sia dovuto anche intervenire. Così, infatti, con il cosiddetto decreto "svuotacarceri" approvato lo scorso febbraio, con il quale sono stati aumentati i casi nei quali, alla fine del periodo di detenzione, è possibile scontare la pena residua presso il proprio domicilio (ampliando il periodo a 18 mesi a fronte dei precedenti 12).

E' stata significativa la testimonianza degli addetti al settore, che conoscono molto bene la realtà e i problemi delle carceri italiane (ha tra l'altro partecipato alla marcia l'ex ministro della Giustizia Nitto Palma). I dirigenti penitenziari, attraverso i dati forniti da Rosario Tortorello (Sidipe), e le altre associazioni sindacali evidenziano che il 43% delle persone detenute è in attesa di giudizio, che le misure alternative sono ancora poco utilizzate e che il personale è gravemente sottorganico, così come sono carenti i servizi medici e sociali.

Infine, le testimonianze dei coraggiosi familiari di persone per la cui morte sono in corso processi complicati e dolorosi da affrontare. La testimonianza di Ilaria, sorella di Stefano Cucchi, morto nell'ospedale Pertini sette giorni dopo l'arresto avvenuto per possesso di stupefacenti. Il giovane non si stava alimentando e sperava di ottenere un colloquio con la sua famiglia, mai avvisata circa le sue condizioni. Le testimonianze di Lucia, sorella di Giuseppe Uva, di Grazia Serra, nipote di Francesco Mastrogiovanni, e di Cira, madre del giovane Daniele Franceschi, morto a Grasse in Francia. Sono storie drammatiche di vessazioni e violenza. Ma soprattutto - insieme a tante altre che non sono così tristemente note - sono storie che richiedono una risposta alla domanda su quello che vogliamo che sia il nostro paese, e su quanto siano profonde le nostre convinzioni in materia di legalità e di democrazia.

Note: LE IMMAGINI DELLA MARCIA
http://www.peacelink.it/gallerie/gallery.php?id=183&i=16891

CENTINAIA DI ADESIONI
http://www.radicalparty.org/it/promotori-seconda-marcia-amnistia

I NUMERI DAL CARCERE (Assoc. "Ristretti Orizzonti")
http://www.ristretti.it/areestudio/disagio/ricerca/index.htm

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