Anche quando il Parlamento non c'é, il lavoro non manca per

Governo, guerre e informazione

Mentre il Governo uscente sceglie quali sono gli impegni che non deve assolutamente mancare, l'informazione sceglie quello che conviene dire, o non dire
2 marzo 2013

Informazione Disinformazione

 

Dopo essere riusciti a sabotare qualsiasi proposta per un nuovo regolamento elettorale o qualsiasi legge contro l’eleggibilità di indagati e condannati o contro la corruzione, i nostri eletti hanno avuto la spudoratezza di chiedere un voto utile per non cacciare dal Parlamento gente che aveva ormai disgustato e allontanato dalla politica la maggior parte degli italiani e divertito, per le sue bizzarrie e gags estemporanee, il resto del mondo.

Mentre non esiste una maggioranza per formare un nuovo governo e la gente ha perso il lavoro, teme di perderlo o ha paura di vedersi tagliare anche la sanità o una misera pensione, vediamo la stampa e le televisioni che continuano a raccontarci, minuto per minuto, l'andamento dello “spread e dei titoli in borsa".

Creano panico, non spiegano con quali strategie e in base a quali leggi la finanza riesce a strangolare l'economia, non parlano del dramma ecologico che si sta verificando per effetto  dei cambiamenti  climatici, minimizzano sulle proteste contro l'inutilità delle grandi opere e contro le guerre, in cui lo stato è ormai coinvolto, e non raccontano dei costi umani e dei costi economici che, per queste materie, non possono mai essere tagliati.

Ma tutto questo lo sapevamo da tempo, non possiamo fingere di stupirci.

Possiamo però provare a riflettere su come vive la gente e cosa pensa la maggioranza della popolazione, anche se questa maggioranza non può incidere su scelte già prese dalla politica, quella con la "P” maiuscola. Quella che conta veramente e prende decisioni che poi comunica ai governi nazionali, che devono solo prenderne atto ed applicarle.

Riflettiamo solo su quanto che sta avvenendo in Italia: dopo le dimissioni dell'iltimo Governo, l'esecutivo non aveva potere per decidere come far esercitare il diritto al voto di 23.000 studenti italiani, temporaneamente all'estero, come previsto dal loro piano di studi.

Contemporaneamente i mercati internazionali, casualmente (?) lasciavano che  lo spread sui titoli di  Stato scendesse ai livelli minimi da due anni ( un non-governo forse dà più  garanzie di un governo).

Contemporaneamente Ministri del Governo dimissionario avevano il potere di dichiarare ufficialmente la nostra disponibilità a collaborare con la missione militare di pace che ha invaso il Mali ed a mantenere tutte le missioni di pace a cui prendono parte attiva i nostri soldati, poi il 28 febbraio, ha anche organizzato una “Conferenza degli Amici della Syria” con il Sen. John Kerry, l’ex Ministro del Esteri Giulio Terzi e rappresentanti dell’opposizione siriana.

Iniziativa encomiabile, se ci fermiamo ai titoli, meno nobile se consideriamo che al tavolo non erano presenti né rappresentanti dell’attuale governo siriano, né rappresentanti dell'Onu, quindi non si doveva parlare di pace ma di strategie. Questa notizia è passata in secondo piano sia in televisione che sulla stampa generalista, così il pubblico può continuare a pensare che il governo, benché dimissionario, si stia ancora preoccupando niente-poco-di-meno-che per la pace.

Ebbene in quella conferenza l'Italia è stata ufficialmente coinvolta in una guerra per procura, con una richiesta di partecipare ad un piano che permetta all'opposizione militare siriana di abbattere l'attuale governo, fornendo un supporto logistico (armi) inviato dai governi di paesi che formalmente vogliono la pace.

Il pubblico non è stato informato che esiste una contestazione alla guerra, solo i giornalisti presenti giovedì scorso alla Farnesina possono testimoniarla.  Infatti nelle poche immagini riprese non appaiono mai i cartelli esposti dai manifestanti, come risulta da questo breve video di tre minuti, in cui si spiegano i motivi della protesta.

http://www.youtube.com/watch?v=EU5FsBIZb6I

Riflettiamo, abbiamo detto, e quindi estraniamoci dai grandi problemi che ci affliggono ogni giorno, allontaniamoci dal disastro della guerra, dalla criminalità della finanza e della politica nostrana.  Consideriamo solo quanto sia efficace la parzialità con cui si fa informazione.

Dopo la Seconda guerra mondiale siamo entrati in un periodo di millantata pace che ha permesso uno sviluppo smisurato ed incontrollato del consumismo, mentre i media filtravano abilmente le notizie che arrivavano dal fronte di qualcuna delle centinaia di guerre che si combattono, e sono state combattute, nei luoghi più sfruttati, più disgraziati e più ricchi, per risorse naturali, del mondo.

Nell’ultimo secolo abbiamo devastato metodicamente la natura, distrutto popoli e culture, abbiamo combattuto con le armi più tecnoligiche contro poveri contadini ignoranti, che si difendevano con machete e vecchi fucili. Abbiamo inondato valli per creare aziende idroelettriche, da sfruttare intensivamente , prima di abbandonarle, appena cambiate le condizioni sociali.

“Abbiamo”, ci hanno convinto che, “noi” fossimo parte del sistema, che ne stavamo traendo benefici e intanto ci persuadevano anche della necessità di sostenere il sistema consumistico, di dover comprare di più, per sostenere la produzione, per sostenere il mercato e per farci guadagnare di più, per spendere di più e per produrre di più.

Abbiamo vissuto in una ignoranza totale di misfatti nascosti che si stavano perpetrando, a nostro nome, facendo scoppiare falsi pretesti per entrare in nuove guerre ed approfittare di catastrofi naturali solo per creare migliori opportunità di affari, continuando uno sfruttamento incontrollato ed inutile delle risorse della terra, assecondando l’insano principio che l’economia possa crescere all’infinito.

Ci hanno fatto dimenticare l’uomo.

Ci hanno fatto confondere il concetto di felicità con il piacere del denaro. Hanno fatto crescere i nostri figli senza sogni, senza fantasia, senza libertà di spirito, ma ineriati fin da bambini dalla voglia di fare soldi. Il modello dell’eroe positivo è stato sostituito da quello del faccendiere, che non deve perdere nessuna opportunità di guadagno, e che deve sempre sapere come raggirare quelle fastidiose leggi, che limitano la "libertà di impresa".

Ma per difenderci dalla violenza di un sistema tanto prepotente, basterebbe presentare le proprie ragioni alla Magistratura, come se la legge fosse ancora una applicazione della Giustizia, o scrivere ai giornali, come se la stampa fosse ancora una informazione libera, senza vincoli, senza interessi o vendette editoriali e personali da far pagare a chi non sta al gioco.

In un paese in cui la politica ha cancellato le ideologie e considera gli elettori alla stregua di consumatori di politica, da abbindolare con gadget e scaltre campagne elettorali, in un paese in cui  "la stampa non svolge più un obiettivo ruolo critico", la gente non sa come difendere la propria dignità ... E, assurdamente, arriva a difendere quelle corporazioni di magistrati e giornalisti, che sembrano aver assunto un ruolo di "giustizieri". Immeritato però, perché il loro impatto sulla società non è imparziale e, a parte pochi casi clamorosi, sono sempre gli stessi a soffrire di discriminazioni e disparità di trattamento.

Non ci resta che riporre le nostre speranze in quei due-trecento giovani che sono appena entrati in Parlamento, augurandoci, che riescano a trovare la forza per portare avanti almeno una parte delle loro idee. Sarà una lotta dura, perché la casta parlamentare italiana ed europea è solo la faccia manifesta del nemico, mentre i sabotatori reali sono quelli che gestiscono il vero potere trasversale, quello che si fonda sull'insabbiamento di carte e su fatti e notizie manipolate o nascoste.

Buonsenso e istinto per la sopravvivenza, se esistono ancora, basteranno ?

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