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«Abbiamo colpito interessi così forti che ce la vogliono far pagare»

Pecoraro Scanio «non mi dimetto per accuse ingiuste»

Pecoraro Scanio accusa Dini: mi definisce uomo dei no, come la propaganda berlusconiana "Non mi dimetto per accuse ingiuste mi difendano tutti o sarà crisi". Il ministro dell´Ambiente: il premier dica se c´è la maggioranza, i tempi sono stretti ma ormai la situazione non è più rimediabile, siamo al momento della verità
21 gennaio 2008
Gianluca Luzi
Fonte: Repubblica

- ROMA - Il ministro accusa: «Abbiamo colpito interessi così forti che ce la vogliono far pagare. Dell´emergenza rifiuti non gli importa niente: è la testa di Prodi che vogliono». Avverte: «Siamo al momento della verità. I tempi sono stretti ma ormai la situazione non è più rimediabile. Il presidente del consiglio dovrà fare tutte le sue verifiche per trarre le conclusioni». Attacca Dini e altri alleati: «E´ assurdo che esponenti del centrosinistra vadano appresso alla propaganda berlusconiana associandosi all´opposizione». Si stringe a Prodi: «Ha sempre condiviso tutto quello che ho fatto. E´ l´unico che può riprendere in mano la situazione e verificare se c´è ancora una maggioranza».

E infine avverte: «Prima di mercoledì voglio sentire che tutto il centrosinistra appoggia la mia politica ambientale. Altrimenti non si arriva nemmeno al voto». Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell´Ambiente, sul banco degli imputati (ma non da solo) per l´orrore dei rifiuti in Campania, è un fiume in piena. Mercoledì al Senato si vota una mozione di sfiducia del centrodestra. Dini ha già detto che non lo difenderà. In gioco non c´è solo il ministro dell´Ambiente, ma tutto il governo.

Ministro, che fa, aspetta il giorno del giudizio senza combattere?

«Dopo gli ultimatum di Dini e di Mastella, e l´uscita di Veltroni che non ci vuole più come alleati, il problema è politico. Ci chiediamo e chiederemo a Prodi di verificare prima del voto di mercoledì se c´è ancora una maggioranza che sostiene un governo dell´Unione. Il problema non è più quello dei rifiuti o il ministro dell´Ambiente. Ogni cosa diventa uno strumento per cercare di affossare Prodi. Allora è giusto che si capisca chi ci sta e chi no».

Paura ieri all’Ilva: intossicati due operai. Non sono gravi
Si è sfiorata la tragedia ieri pomeriggio all’interno dello stabilimento Ilva, nel reparto Cokerie. Due lavoratori, un capoturno, Pomes, e un operaio, Romano, sono stati investiti da gas fuoriuscito dalla batteria n°5. I due lavoratori sono stati immediatamente soccorsi e trasportati prima nell’infermeria dello stabilimento suderurgico e da qui, per motivi precauzionali, nella camera iperbarica della Marina militare. Entrambi, per fortuna, non corrono pericolo di vita. I fatti. L’episodio si è verificato intorno alle tre e mezza di ieri pomeriggio durante dei lavori di manutenzione alla batteria n°5 del reparto Cokerie. Durante l’intervento per un problema sorto ad una caricatrice della batteria in questione, Romano ha inalato del gas, fuoriuscito improvvisamente dalla batteria 5, che ha provocato nell’operaio uno stato di intontimento subito rilevato dal suo capoturno. Pomes, infatti, accortosi che qualcosa non stava andando per ilverso giusto è subito intervenuto. Ma il gas ha procurato uno stordimento anche per il capoturno. L’allarme è stato subito dato da altri lavoratori presenti sull’impianto ed è immediatamente scattata la macchina dei soccorsi. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i funzionari dell’Ispettorato del lavoro per gli accertamenti del caso. «Certo è - ha commentato Panarelli della segreteria della Fim Cisl - che è molto strano che si sia verificata questa improvvisa fuoriuscita di gas di cokeria durante un semplice intervento sulla caricatrice. Un fatto, questo, - ha aggiunto Panarelli - che andrà approfondito con molta attenzione. Forse il tutto potrebbe essere stato causato da una valvola intasata». Tutti accertamenti, questi, che proseguiranno nella giornata di oggi.
Ma nel suo caso la sfiducia viene dal centrodestra

«Quella mozione non fa riferimento a nessun mio atto ministeriale, piuttosto mi si contesta il fatto che ho bloccato la truffa del Cip6 in cui i soldi per l´energia solare venivano dati ai petrolieri, che non voglio fare il Ponte sullo Stretto e le centrali nucleari, cosa che è nel programma di governo.

Se vengo attaccato perché ho cercato di svolgere una funzione di argine a un meccanismo di affari e di ecomafie e non ho la solidarietà della coalizione, se la maggioranza non ritiene che bisogna difendere una cultura ambientalista di fronte agli affaristi, ai palazzinari e alle ecomafie, che senso ha per i verdi partecipare a una maggioranza del genere?»

Dini non l'appoggerà, ma ha detto che Prodi si può salvare se si rimetterà all'aula e non difenderà in prima persona la sua politica ambientalista

«Ma nemmeno ci arriveremo a una situazione del genere. Prodi ha sempre detto con molta chiarezza che ha condiviso passo dopo passo tutta la politica del ministero dell´Ambiente in questi venti mesi. Tutta. Non esiste l´ipotesi che la vicenda sia un fatto personale del ministro, perché noi siamo dentro una coalizione e tutte le posizioni che io ho preso sono state condivise dal presidente del consiglio. Quindi questa ipotesi non c´è: se la maggioranza difende le posizioni a tutela dell´ambiente contro strumentalizzazioni, affaristi e camorristi, bene. Altrimenti significa che non vogliono più i verdi nel governo».

Ha pensato a dimettersi? In fondo l´ha fatto anche Mastella

«E perché? Io non sono certo sotto inchiesta, ma attaccato dall´opposizione che non chiede le dimissioni di Cuffaro, condannato a cinque anni. Francamente non ho proprio ipotizzato le dimissioni perché non mi ritengo assolutamente responsabile. In questi giorni sto lavorando per risolvere il problema dei rifiuti e giovedì scorso ho firmato un accordo con l´Anci per inviare in Campania 60 esperti per la raccolta differenziata per aiutare De Gennaro.

E´ ovvio però che se ci fosse la rottura e il problema venisse dal fatto che la coalizione non crede nelle scelte ambientaliste, allora il problema non sarebbero più le mie dimissioni, ma la chiusura dei rapporti. Se non ci fossero le condizioni per i verdi di continuare la battaglia contro affaristi e camorristi, io non resterei un minuto di più a fare il ministro dell´ambiente».

Lobby, affaristi, ecomafie. Ma non le sembra che ormai si grida al complotto con troppa facilità, magari per mascherare errori?

«In questa settimana sono stato attaccato in modo disgustoso da quei poteri forti che nel nostro paese non sono stati mai abituati ad avere un ministro dell´Ambiente che facesse rispettare le leggi dello Stato e le direttive europee. Questa è la verità. Io non tollero che mentre il premio Nobel per la pace Pachauri, presidente dell´Ipcc, viene a trovarmi al ministero per ringraziare l´Italia per la svolta che abbiamo dato in materia ambientale e un altro premio Nobel come Rubbia torna a collaborare gratuitamente con me, a livello nazionale esponenti del centrosinistra vanno appresso alla propaganda berlusconiana. Che nel centrosinistra facciano l´occhiolino alle posizioni affaristiche non è tollerabile».

Ma almeno sulla Campania qualche errore riconoscerà di averlo fatto

«Dovevamo essere ancora più rigorosi con i nostri alleati e la nostra coalizione, ancora più netti. Come ministro dovevo chiedere a Prodi di avere poteri straordinari per imporre la raccolta differenziata. Solo ora ho ottenuto che si commissarino i Comuni che non la fanno».

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