Puglia, un primato choc si scava anche nei parchi
Ma soprattutto di business: da noi - così come soltanto in Sicilia, Sardegna e Basilicata - cavare è completamente gratuito, non bisogna versare alcuna tariffa di concessione alla Regione. A fotografare la "Puglia del buco" è Legambiente che ha presentato il rapporto sull´attività estrattiva in Italia, «uno degli affari più dannosi e silenziosi della nostra nazione» dicono dall´associazione ambientalista. In Puglia le cave attive sono 617, contro le 580 in Sicilia e le 594 in Veneto. La maggiore concentrazione è in provincia di Bari (212), poi segue Lecce con 126, Foggia con 121 e per chiudere 73 a Taranto e 54 nella zona di Brindisi.
Proprio per il gran numero di attività la Puglia, unica regione del Sud, da poco meno di un anno si è dotata di un piano regionale sulle attività estrattive che regolamenta la materia mettendo paletti abbastanza rigidi per la tutela dell´ambiente. «L´anomalia - spiega però il presidente regionale di Legambiente, Francesco Tarantini - sta nelle tariffe di concessione, che sono completamente assenti».
Nelle altre regioni per sabbia e ghiaia si paga dai 0,10 euro a metrocubo della Campania ai 3,33 del Friuli. «Dati stupefacenti - dice Tarantini - considerati i danni arrecati all´ambiente e i lauti guadagni del settore, che muove un giro d´affari di circa 5 miliardi di euro l´anno solo per gli inerti». In particolare Legambiente chiede al governo regionale - «bravo ad approvare il piano» - uno sforzo sulla tariffa di concessione. «Più paletti si mettono meglio è, soprattutto se si considera il peso che le ecomafie hanno nella gestione del ciclo del cemento e nel controllo delle aree di escavazione».
In Puglia c´è poi il problema che l´attività estrattiva è permessa in aree di rilevante interesse ambientale. «In questo senso - si legge nel dossier - l´Alta Murgia registra un fenomeno negativo: i casi di abusivismo da attività estrattiva non sono cessati neanche dopo l´inserimento dell´area tra i parchi nazionali».
A Ruvo nel 2004 i carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologico) hanno posto i sigilli a 22 cave: erano in corso «lavori non autorizzati né autorizzabili, trattandosi di un´area protetta». Tra i casi più rilevanti segnalati da Legambiente c´è il caso della cava abusiva di calcare ad Altamura dove sono stati prelevati 400mila metri cubi di materiale che ha alterato irreversibilmente la morfologia della zona. «Nel Salento - continuano - si assiste a un´espansione dell´attività estrattiva con gravi conseguenze sul paesaggio e nei confronti della tradizionale identità agricola del territorio.
Nel comune il Cutrofiano incombe la prospettiva di apertura di una cava che interesserebbe un´area di sette ettari di ulivi. In zona si trovano anche cave di tufo dismesse da molti anni e nelle quali andrebbe effettuato un migliore controllo e una bonifica per lo smaltimento illegale di rifiuti avvenuto in questi anni».
«Quello che manca - continua Tarantini - è più in generale un piano attuativo adeguato che possa prevedere il recupero ambientale delle aree compromesse e l´istituzione di un catasto cave per controllare gli abusi».
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