Ricordo di Lucia, tessitrice di relazioni
Non è stato un rito di addio, ma un momento di accoglienza e condivisione. La chiesa di San Lorenzo era stracolma, tanto che ho dovuto accomodarmi in piedi in un angolino vicino al coro. Un coro fantastico, tra l'altro, e mi è piaciuto rimanere lì, osservando il bassista che dava il tempo alle percussioni e alle due chitarre, una elettrica e una acustica. C'era anche l'organo, e tanto, tanto ritmo - quel ritmo leggero che ha scandito una celebrazione capace di accogliere persino me che, pur essendo ateo, a un certo punto avrei voluto partecipare all'eucaristia come gli altri. Non sembrava assolutamente un funerale. La musica bellissima accompagnava una cerimonia vibrante di emozioni positive. Tuttavia di nascosto molti piangevano, discretamente. Si scorgevano i fazzoletti bianchi nelle mani di chi si asciugava le lacrime. C'era chi chinava il capo in silenzio. E chi cantava. C'era quella musica, voluta credo da Lucia stessa, che ci risollevava il morale nei momenti di maggiore commozione, ricordandoci che esiste sempre la speranza, parola ricorrente assieme alla parola "presenza", nei canti. Quella speranza concreta che non tradisce e che spinge a unirsi agli altri. "Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo", questa frase di Gandhi, è stata il filo conduttore della vita di Lucia, che nella gioventù francescana ha conosciuto Mimmo, suo marito, un uomo buono come lei. Lui era presente alla cerimonia, ma eravamo così numerosi che non sono neppure riuscito a vederlo di lontano, né ho avuto la possibilità di raggiungerlo e salutarlo. So però che era lì e tornando a casa ho trovato il suo messaggio in risposta al mio, cosa che mi ha rasserenato. Eravamo davvero tanti, ed è stata la prima volta che in simili circostanze non ho potuto dare un abbraccio a chi volevo. Persino l'eucaristia è stata portata direttamente alle persone: non ci si poteva muovere per quanti eravamo.
Terminata la cerimonia, ci siamo trattenuti a parlare in gruppi, e riflettevo sul fatto che Lucia avesse tessuto tanti fili di collegamento. Lei era lì, presente in spirito e come grande anima, in quella rete di persone che ora si scambiavano ricordi e pensieri. Un uomo con i capelli lunghi, uno che non conoscevo, passando davanti a me, si è fermato e ha detto d'impulso: "Se l'avessero tamponata con la macchina avrebbe sorriso lo stesso". Era esattamente ciò a cui stavo pensando: Lucia sempre sorridente. Un sorriso costante che l'accompagnava.
Un sorriso che ci ha accompagnato quando abbiamo condiviso i tanti momenti di impegno in Libera, nelle manifestazioni per la pace, in quelle per una città libera dall'inquinamento. La ricordo nella marcia da Perugia ad Assisi, scesi dall'autobus. La ricordo durante un caffè preso assieme parlando della rete ecodidattica, da sviluppare nelle nostre scuole. La ricordo così mentre torno in bicicletta, in un pomeriggio di sole. Ieri era davvero con noi, in un turbine di ricordi belli.
E tornato a casa, ho riflettuto sulla sua straordinaria capacità di essere tessitrice di relazioni tra così tante persone, presenti non per legami di parentela ma di autentica amicizia. Ho preso dalla mia libreria un libro giallo, pieno di appunti: "Intelligenza emotiva" di Daniel Goleman. Tra le pagine 196 e 197 ho ritrovato il segnalibro lasciato per ricordare le "stelle": "coloro che hanno forti legami su tutte le reti, siano esse di comunicazione, di competenza o di fiducia", quelle persone "in grado di vedere le cose dalla prospettiva degli altri". Sono persone dotate di intelligenza emotiva, e Lucia, nel suo ruolo di insegnante, sapeva suscitare relazioni positive e aveva la capacità di tessere reti informali di relazioni che ieri sono emerse come per incanto. Mentre ascoltavamo le parole del sacerdote, che ci invitava a guardare il cielo notturno e a pensare a lei, la sua anima ci accompagnava.
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