"Sul carbone i tagli per le emissioni di CO2, Terminal gas: serve consenso"
Saranno le centrali termoelettriche alimentate a carbone a subire i maggiori tagli legati alla revisione del piano nazionale delle emissioni di anidride carbonica (CO2). Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell’Ambiente e laeder dei Verdi, giunge a Taranto per sostenere la campagna elettorale del candidato sindaco Ezio Stefàno e dice subito che l’Italia deve rispettare il richiamo dell’Unione europea che sul piano relativo all’applicazione del protocollo di Kyoto l’ha invitata ad essere più stringente.
Ma la revisione, sottolinea Pecoraro Scanio, presentato ieri dal responsabile provinciale dei Verdi, Gabriele Pugliese, non vuol necessariamente dire che sarà penalizzata l’industria o il settore della siderurgia. «Dobbiamo trovare un punto di equilibrio - afferma il ministro - tenendo presente che le emissioni di CO2 e gas serra vengono anche dal traffico e dalla mobilità e che intervenire sul carbone da un lato permette di abbattere le emissioni inquinanti e dall’altro non crea un grosso danno economico perchè il carbone è il fossile che costa meno». Pecoraro Scanio fa quindi un salto all’indietro e ricorda le fasi che hanno preceduto l’invio del piano a Bruxelles. «Il mio ministero ha stimato in 194 milioni di tonnellate il livello accettabile di emissioni, solo che varie pressioni, comprese quelle del mondo dell’industria, hanno fatto sì che si andasse oltre questo tetto. Il risultato, ora, è che Bruxelles ci rispedisce indietro il piano. Ma noi non possiamo dire come nel caso delle quote latte di produrre egualmente, di andare oltre i limiti, tanto poi non succede nulla. E no, non è così. E’ da irresponsabile scaricare i problemi su chi viene dopo, e tra l’altro anche la lezione di Taranto, con la cattiva amministrazione che c’è stata, è illuminante da questo punto di vista». Il piano relativo al protocollo di Kyoto sarà quindi rivisto con una valutazione complessiva, la stessa, precisa Pecoraro Scanio, che andrà fatta per i rigassificatori. «Di domande per i rigassificatori ne sono arrivate diverse - sottolinea il ministro -, e noi le valuteremo con attenzione. Quel che occorre è un’analisi d’insieme col ministero dello Sviluppo economico che tenga presenti i fabbisogni, la necessità di avere il consenso delle popolazioni locali, ma anche le tecnologie e l’innovazione.
Ci sono, a tal proposito, compagnie internazionali che propongono all’Italia navi che al loro interno effettuano già il processo di rigassificazione, motivo per cui non c’è bisogno di costruire un impianto a terra ma solo di trovare un punto di attracco collegato a sua volta con la rete nazionale di distribuzione del gas».
Ma a Taranto il rigassificatore è opportuno? Pecoraro Scanio rifugge dalla logica del sì o del no, insiste nella valutazione complessiva che è ancora da farsi, sottolinea che non si possono fare altri errori come a Brindisi, ma comunque marca che Taranto in questo momento ha un’altra priorità: il risanamento ambientale e il miglioramento della qualità dell’aria. Altro argomento posto al ministro sono i dragaggi nell’area portuale. «La Finanziaria - spiega Pecoraro Scanio - ha posto un punto fermo, adesso i tecnici del mio ministero stanno scrivendo i regolamenti attuativi di ciò che la Finanziaria ha previsto. Serve un progetto generale dei dragaggi, tenendo conto che non tutti i porti sono uguali e non tutti i fanghi da dragare presentano le stesse caratteristiche. E comunque, non si dica che il ministro dell’Ambiente è quello che dice sempre no e che frena i lavori. Da quando mi sono insediato, ho rilasciato più Via, Valutazioni d’impatto ambientale, del mio predecessore. Eppoi bonifiche e lavori nei porti di Livorno, Viareggio, Bagnoli e Gela li ho sbloccati io».
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