Taranto Sociale

Lista Taranto

Archivio pubblico

«Diossina nel latte delle mamme». Allarme a Taranto

L'agenzia per l'ambiente: valori nella norma. In 45 anni i cementifici, le raffinerie e l'Ilva hanno scaricato tre volte i veleni di Seveso. Nessuna meraviglia c'è stata nei giorni scorsi per l'esito delle analisi svolte dal laboratorio Inca di Venezia, commissionate dall'associazione «TarantoViva»
9 aprile 2008
Carlo Vulpio
Fonte: Corriere della Sera

- TARANTO — Tre volte Seveso. Questa è oggi Taranto, misurata in diossina. Lo dicono i numeri. In quarantacinque anni cementifici e raffinerie, ma soprattutto il centro siderurgico Ilva, il più grande d'Europa, hanno sputato circa nove chilogrammi di diossina, più del triplo di quanti ne rovesciò la nube tossica sprigionatasi dallo stabilimento chimico Icmesa di Seveso, il 10 luglio 1976. L'ultima rilevazione, del 27 febbraio scorso, ha messo tutti davanti all'amara verità: nell'aria di Taranto, ogni anno, finiscono non meno di 200 grammi di diossina. Una quantità enorme, da Terzo mondo.

Nessuna meraviglia, dunque, di fronte ai risultati delle analisi fatte eseguire al laboratorio Inca di Lecce da Pino Merico, il pediatra che guida l'associazione «Bambini contro l'inquinamento», sul latte materno di tre donne di Taranto.

Valori che superano di 25 volte il limite massimo giornaliero di diossina e pcb (i micidiali policlorobifenili) ammesso dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Ugualmente nessuna meraviglia c'è stata nei giorni scorsi per l'esito delle analisi svolte dal laboratorio Inca di Venezia, commissionate dall'associazione «Taranto Viva», su dieci volontari tarantini, cinque dei quali ultrasessantacinquenni: in questi ultimi i valori di diossina e pcb sono risultati i più alti del mondo.

E ancora, nessuno si è meravigliato né per il cacioricotta alla diossina fatto analizzare dall'associazione «Peacelink », né per i due campioni di latte (su cinque, cioè il 40 per cento) analizzati a Teramo e a Lecce e risultati stracarichi di diossina e pcb.

La meraviglia non può abitare a Taranto. Perché qui — dicono gli esperti — la situazione è cronica. A Seveso il fenomeno fu acuto e si corse immediatamente ai ripari. Ma a Taranto in tutti questi anni non si è fatto nulla.

Per questa ragione, il 29 marzo scorso, con Pino Merico sono scese in piazza diecimila persone, tremila delle quali bambini. Dal governo e dall'opposizione tuttavia hanno continuato a dire che «non c'è un problema diossina». Invece non è così, ribattono gli esperti, a cominciare da Vittorio Esposito, del laboratorio Inca di Lecce, a cui si sono rivolte Arpa e Asl della Puglia per le analisi di aria e alimenti.

Il fatto è che le emissioni di diossina di Taranto sono legali, «nella media della altre aree urbane italiane », dice l'Arpa. Ma è proprio questo il cuore del problema. I limiti alle emissioni di diossina da impianti come l'Ilva sono di 4 nanogrammi per metro cubo, contro lo 0,4 imposto dalla direttiva Ue del 1996 (che è persino giudicata permissiva, dato che il limite per gli inceneritori è di 0,1 nanogrammi).

In Europa — dalle acciaierie inglesi di Sheffield, alla più avanzata Germania, dove il limite è di 0,1 nanogrammi —, si son dati da fare subito. In Italia, invece, per undici anni si è andati avanti a colpi di proroghe e rinvii. Adesso però il tempo è davvero scaduto. Dal primo aprile il nostro Paese è in piena procedura d'infrazione e se non si mette in regola pagherà centinaia di migliaia di euro al giorno di penalità.

A un impianto come l'Ilva, per esempio, il ministero dell'Ambiente (finora era stata la Regione) non potrà rilasciare l'Aia, cioè l'autorizzazione integrata ambientale, che è subordinata al rispetto dei valori europei e al monitoraggio continuo della diossina ed è a sua volta indispensabile per ottenere il rinnovo delle autorizzazioni a produrre per i prossimi sei anni.

In Friuli Venezia Giulia — dove c'è la ferriera di Servola che la confinante Austria tiene sotto continua osservazione per tutelare la propria produzione lattiero-casearia — il limite di emissione europeo è stato fissato con un semplice decreto del presidente della Regione. «Qui in Puglia invece, dove abbiamo persino un assessorato alla Trasparenza, non vengono pubblicati i dati delle analisi di aria e alimenti», dicono Alessandro Marescotti e Biagio De Marzo di «Peacelink». Mentre lo spettrometro di massa ad alta risoluzione, in dotazione all'Arpa e costato 400 mila euro, non funziona.

Qualcuno ha anche detto che non c'è da preoccuparsi, perché i limiti sono stati «moderatamente superati ». Ma, dice ancora Esposito, «un'espressione del genere all'estero è un nonsense. Sarebbe come dire che una donna è incinta, ma appena appena».

Note: Prima nel latte di bufale campane ora nel latte di alcune mamme di Taranto

Guarda il Servizio del Tg Nazionale Leonardo su Rai3 sulle diossine nel latte materno

Articoli correlati

  • Ambiente Svenduto, comincia il secondo grado del processo
    Processo Ilva
    ILVA di Taranto

    Ambiente Svenduto, comincia il secondo grado del processo

    PeaceLink partecipa come parte civile per chiedere giustizia e ribadire la dura condanna inflitta in primo grado ai responsabili del disastro ambientale di Taranto. Il processo coinvolge anche alcune figure chiave del mondo politico, fra cui l'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.
    19 aprile 2024 - Redazione PeaceLink
  • Perché la Regione Puglia non ha aggiornato lo studio epidemiologico del dottor Forastiere?
    Ecologia
    PeaceLink sollecita il presidente della Regione Michele Emiliano

    Perché la Regione Puglia non ha aggiornato lo studio epidemiologico del dottor Forastiere?

    Si apre l'appello del Processo Ambiente Svenduto con una grave mancanza: il non aggiornamento dello studio fondamentale per comprendere il nesso causa-effetto tra gli inquinanti prodotti dall'ILVA e la salute dei cittadini.
    18 aprile 2024 - Associazione PeaceLink
  • Onore ai 32 mila
    Taranto Sociale
    Sono stati loro a incarnare la forza della coscienza collettiva

    Onore ai 32 mila

    Undici anni fa PeaceLink a Taranto sollecitava la partecipazione al referendum Ilva con un messaggio chiaro: "Prima che l'inquinamento ti fermi, ferma l'inquinamento".
    13 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • Inquinamento ILVA, il dossier di PeaceLink inviato alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo
    Taranto Sociale
    Audizione di Alessandro Marescotti

    Inquinamento ILVA, il dossier di PeaceLink inviato alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo

    Nonostante le prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale sembrino essere state rispettate sulla carta, l'ILVA continua a produrre un'inquietante quantità di inquinamento, con un preoccupante aumento dei livelli di benzene, noto cancerogeno.
    8 aprile 2024 - Associazione PeaceLink
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)