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A Taranto sedici lunghi anni di intenti e accordi

Il Pdci: le dure parole dell’Assessore Losappio in merito agli ultimi dati sul monitoraggio della diossina, dati che potrebbero seriamente compromettere l’AIA per il siderurgico da parte della Regione, fanno pensare ad un cambio nella filosofia di pensiero fin qui adottata dai big politici del territorio.
15 maggio 2008
Francesco Pasculli (PdCI Taranto)

- Sono trascorsi sedici lunghi anni dal “Comitato di Intesa”, istituto a Roma nel 1992 per trattare l’annosa questione del passaggio da Italsider S.p.A. ad Ilva S.p.A., al “Comitato di Coordinamento per l’Aia” istituito nei giorni scorsi presso il Ministero dell’Ambiente, in attesa di una soluzione alla drammatica situazione socio-ambientale del capoluogo jonoco e del suo territorio.

Sedici lunghi anni di totali incertezze sul futuro di Taranto e dei Tarantini, anni fatti da insulsi Atti di Intesa con beffardi ritiri di Costituzione di Parte Civile, anni nei quali nella più totale indifferenza ed incapacità politico-amministrativa, si è fatto finta di non conoscere il nesso tra le svariate patologie (danno genotossico e neoplasie in primis) e l’inquinamento industriale.

E’ un dato di fatto che anche a Taranto l’auspicata “svolta verde” mondiale, richiamata a più riprese fin dai principi istitutivi della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano di Stoccolma del 1972, incominci a muovere i suoi primi seri passi grazie, da un lato, ad una corretta “pressione psicologica ambientale” esercitata sulla collettività da media ed associazioni ambientaliste volta ad una piena trasparenza e verità sulla questione ambientale di terra jonica ma, sopratutto, per conto della grande sete di giustizia che, a gran voce, ogni buon padre di famiglia della città ormai pretende.

Gli inquinatori dell’area industriale di Taranto, così li novella la dottrina ambientale, hanno trecento giorni per adeguare gli impianti alle normative ambientali per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, ovvero, per continuare ad esercitare la loro attività industriale nel territorio jonico.

Probabilmente, le dure parole dell’Assessore Regionale all’Ecologia Losappio in merito agli ultimi dati sul monitoraggio della diossina prodotta dallo Stabilimento Ilva, dati che potrebbero seriamente compromettere l’Autorizzazione Integrata Ambientale per il siderurgico da parte della Regione, fanno pensare ad un cambio nella filosofia di pensiero fin qui adottata dai big politici del territorio.

C’è da chiedersi come si muoveranno quelle forze politiche trasversali vicine al Siderurgico. Il solo Gruppo Riva avrebbe elargito per la campagna elettorale 2006 (l’Espresso n. 11/08) mediante le due controllate Riva Fire e Ilva, ben 245 mila Euro a Forza Italia e 98 mila Euro all’ex Ministro Bersani, ovvero, all’attuale “Partito di Veltrusconi” che, non a caso, è quello che nella delicata vicenda ambientale tarantina ha maggiormente utilizzato, negli ultimi decenni, l’arma del ricatto occupazionale.

Siamo sicuri che siano i tarantini ad aver bisogno della grossa industria e non, in realtà, il Pil Nazionale che necessita della grande industria tarantina? Ma, analizzando l’immensa dottrina ambientale si evince chiaramente, come è giusto che sia, che debba essere l’inquinatore ad essere eventualmente ricattato. Finanche il legislatore del Real Decreto 1265/1934 prevede che: al Sindaco è riconosciuto il potere di ordinare la cessazione di attività lavorative pericolose per la salute pubblica ove sia necessario al fine della salvaguardia immediata di tale bene.

Nel contempo, anche nei solenni festeggiamenti del Santo Patrono Cataldus, come evidenziato dalla diretta televisiva in eurovisione, il Siderurgico solennizzava con immense emissioni color panna (prima erano rosse…!) che la dolce brezza primaverile tarantina portava sulla testa della splendida e nutrita processione a mare.

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