Taranto Sociale

L'Ilva avvelena. Dille di smettere

Ma chi ha esasperato gli animi? Chi ha trattato Taranto con lo stesso sprezzo coloniale con cui si delocalizzano le imprese più nocive nella pattumiera del terzo mondo?. E' vero che non si vive di pizziza, ma non si può morire di inquinamento
10 ottobre 2008
Vito Bruno
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- Qualche considerazione a proposito «dell'etica dell'impresa» di cui tutti adesso, sotto l'incalzare della crisi dei mutui americani, si riempiono la bocca, il più delle volte fregandosene della più elementare decenza, essendo stati fino all'altro ieri cantori degli «spiriti animali» del capitalismo.

Partiamo da casa nostra, e più in particolare dallo stabilimento dell'Ilva di Taranto.
La città dei due mari - meglio nota ormai come la città del siderurgico - è una delle poche al mondo in cui il primo pensiero di chi si sveglia la mattina è: che vento tira oggi? E non per antiche abitudini marinare, ma per capire quanto veleno tocca respirare. Nei giorni di tramontana, infatti, i fumi dell'Ilva investono in pieno la città, fregandosene di zone chic e zone popolari. Alcuni miei amici che abitano all'ultimo piano di un elegante palazzo nei pressi dell'Archita, in certi giorni non possono nemmeno aprire le finestra per non essere coperti da una polvere rossiccia che ti si ficca nella pelle. E questo a tacere della diossina - che finisce nel latte materno - e di tutti gli altri delicati aromi che profumano l'alito del mostro d'acciaio e che ti minano la salute.

Senza scomodare la buonanima di Adriano Olivetti: si può dire etica un'impresa del genere? Un'industria che ha reso Taranto una delle città più inquinate d'Europa, e forse del mondo? Che ha seminato neoplasie da Guinnes dei primati?
Credo proprio di no. E lo scandalo è tanto maggiore se si pensa che l'Ilva macina profitti su profitti e soprattutto che ci sarebbero gli strumenti tecnici per limitare gli effetti di un inquinamento così disastroso. Secondo alcuni esperti, aggiungendo urea al processo produttivo si potrebbe portare la soglia di diossina a quei parametri europei (0,4) che altre regioni in Italia hanno già adottato, vedi il Friuli Venezia Giulia. Non solo, volendo la diossina potrebbe arrivare allo 0,1. Quasi niente.

Basterebbe solo ricordarsi che la legittima produzione di profitto non può andare a discapito della gente. Che l'impresa, qualunque impresa, ha anche una finalità sociale e non ha il diritto di seminare morte in ogni famiglia (senza andare a cercare tanto lontano: mio padre è morto di cancro ai polmoni e lavorava all'Italsider).

Dice il presidente Vendola: «Non si vince la sfida con la globalizzazione impugnando l'arma del bed & breakfast. Oppure l'artigianato. O anche la pizzica». Giusto. Ma chi ha esasperato gli animi? Chi ha trattato Taranto con lo stesso sprezzo coloniale con cui si delocalizzano le imprese più nocive nella pattumiera del terzo mondo? Davvero ci si deve meravigliare se la gente non ne può più? Se vorrebbe liberarsi di un tale incubo a botte di referendum, pur sapendo che ci sono dei prezzi pesantissimi da pagare in termini di occupazione? Allora poche chiacchiere: o si adottano, subito, misure risolutive dell'inquinamento, facendo dell'Ilva una vera risorsa della città, o sarà davvero troppo tardi.

Articoli correlati

  • Sette associazioni hanno impugnato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell'ex ILVA
    Ecologia
    Grazie al sostegno dei cittadini

    Sette associazioni hanno impugnato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell'ex ILVA

    L'AIA è stata impugnata davanti al Tribunale Amministrativo Regionale di Lecce. Nel dettaglio, l’AIA è stata impugnata con riferimento a sei profili di illegittimità. Per la prima volta è stata eccepita anche la questione di legittimità costituzionale dei “decreti salva Ilva”.
    23 ottobre 2025 - Redazione
  • “Territori e transizioni: riflessioni a partire dall’esperienza di Taranto”
    Economia
    Resoconto della Tavola Rotonda promossa dalla Società Italiana di Sociologia Economica (SISEC)

    “Territori e transizioni: riflessioni a partire dall’esperienza di Taranto”

    All'Università degli Studi di Bari Aldo Moro si è discusso sulla complessità del processo di transizione tarantino che ha al centro la questione della "decarbonizzazione" dello stabilimento ILVA. Diverse le visioni che si sono confrontate.
    16 ottobre 2025 - Redazione PeaceLink
  • Premiata la regista tarantina Anna Dora Dorno
    Cultura
    Fondatrice della compagnia teatrale Instabili Vaganti

    Premiata la regista tarantina Anna Dora Dorno

    L'artista è stata premiata insieme a figure di spicco del panorama artistico e culturale mondiale, tra cui la ricercatrice e attivista libanese Hanan Al-Hajj Ali e l’attrice egiziana Farida Fahmy.
    29 settembre 2025 - Redazione PeaceLink
  • "Tavolo Permanente di Vigilanza Ambientale"
    Taranto Sociale
    Gli impegni ambientali del sindaco di Taranto

    "Tavolo Permanente di Vigilanza Ambientale"

    Il Tavolo dovrebbe essere aperto - si legge nel programma relativo ai primi 100 giorni di governo - a "comitati cittadini e realtà associative del territorio con funzione di monitoraggio costante sulle criticità ambientali e particolare attenzione alla qualità dell'aria, dell'acqua e del suolo".
    16 settembre 2025 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.8.23 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)