Ma Fitto conosceva bene i dati sui veleni dell'ILVA
Mi riferisco all´articolo con titolo: «Diossina ecco i nemici della legge». Sembra trascorso un secolo dalla copertina dell´Espresso, del 5 aprile 2007, dedicata all´Ilva di Taranto, con articolo di Gigi Riva con titolo emblematico «La Puglia dei veleni». Dai dati contenuti nell´articolo, venivamo a sapere che nel 2002 nelle emissioni annuali dell´Ilva, tra gli altri inquinanti, erano presenti anche 71 grammi di diossina, pari a circa 8.8 % del totale di emissioni (di diossina) in Europa e circa il 30.6% di quelle in Italia.
Questi dati, tuttavia, non erano dati sperimentali, ovvero frutto di un monitoraggio tecnico-scientifico, bensì provenienti da un´autodichiarazione presentata dalla stessa Ilva, il tutto ben chiarito nel sito ministeriale www.eper.sinanet.apat.it
Questa notizia era stata fornita dallo scrivente ad una giornalista di «Taranto Oggi» assieme ad un´altra molto preoccupante riguardante i dati più aggiornati del 2005, sempre in termini di emissioni di diossina, che mostravano una crescita nelle emissioni di diossina da 71 a 93 grammi, pari al 90.3% di tutta la diossina riversata sull´intero territorio nazionale. In questi ultimi anni, nel frattempo, le altre regioni italiane hanno imposto delle forti restrizioni agli impianti di agglomerazione (ritenuto il maggior responsabile nella produzione di diossine all´Ilva) ed alcuni di questi (vedi Cornigliano) sono stati chiusi. Così all´Ilva di Taranto è rimasta una sorta di monopolio nella produzione di diossina. Questi dati, quelli del 2005, sconvolgenti, frutto di un´autodichiarazione e dunque presumibilmente (e comprensibilmente) in difetto, erano già disponibili, là sul sito ministeriale ma nessuno si era preso la briga di consultarlo.
In questo anno e mezzo trascorso dai fatti descritti, è giusto e doveroso ricordare che molto è stato fatto dalla giunta Vendola e dall´Arpa Puglia, in termini di verifiche sperimentali sulla presenza di diossine e sostanze simili nell´ambiente e negli alimenti. Forse, a mio avviso, c´è stato un eccesso di protagonismo e di sovraesposizione nel far conoscere ai media ciò che era stato fatto e ciò che si intendeva ancora fare.
Questa mia critica riguarda tuttavia la forma, non certo la sostanza ed è legata ad un mio punto di vista che tiene conto del fatto che sono di estrazione scientifica e non sono un politico. Comunque noi tutti, pugliesi e non pugliesi, simpatizzanti di sinistra o destra, dobbiamo ringraziare ciò che ha fatto, in questo caso, l´amministrazione Vendola, consentendo con molte difficoltà di formulare ed approvare una legge che, di fatto, obbligherà a limitare le emissioni di diossine nell´ambiente e quindi nell´aria che respiriamo, nell´acqua che beviamo, nei cibi di cui ci alimentiamo.
Dunque a questo punto si fa veramente fatica a comprendere il giudizio negativo dato dall´on. ministro Fitto, alla legge sopra citata, se si ritiene che tale giudizio sia stato dato - e non abbiamo ragione di dubitarne - in perfetta buona fede. Ed allora ci viene in mente che l´on. Fitto è stato governatore della Puglia prima di Vendola ed allora ci si chiede (sempre in buona fede) perchè la sua amministrazione non si è interessata o ha ignorato il caso «Taranto», non c´erano già allora forti segnali di degrado ambientale?
L´Arpa di Puglia perchè non ha mai cercato di capire ed approfondire (come sta facendo attualmente con la gestione del prof. Assennato) quale fosse l´origine di un consistente aumento di patologie tumorali nell´area tarantina? Perchè non ha mai fornito dati sperimentali sulle effettive (non quelle presunte o estrapolate!) concentrazioni di diossine e sostanze similari nell´area circostante l´Ilva? Vorremmo avere risposte precise a questi quesiti.
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