Arpa contro il ministero slitta il provvedimento dell'Aia
TARANTO — La nuova autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva è a rischio. I casi sono due: il provvedimento slitta di ventiquattr’ore e viene licenziato dalla commissione venerdì oppure il concetto di Aia-stralcio, limitata cioè solo alle emissioni in atmosfera, non passa e tutto slitta di qualche settimana. A Roma, la prima riunione della commissione incaricata di preparare la versione finale dell’autorizzazione è finita ancor prima di cominciare. S’è interrotta a fine mattinata ed è ripresa a sera inoltrata, ma di costruttivo poco o nulla. Un giorno di lavoro e di confronto è stato sostanzialmente perso dal momento che il gruppo istruttore s’è trovato di fronte una decisa presa di posizione dell’Arpa Puglia che ha dichiarato il proprio netto dissenso sull’Aia-stralcio.
L’agenzia, rispondendo a una richiesta della Regione, aveva sottolineato nei giorni scorsi che «il riesame dell’Aia deve avere un approccio integrato a tutte le matrici e a tutto il ciclo produttivo. La matrice aria e le emissioni in atmosfera hanno stretta e inseparabile correlazione con il ciclo dei rifiuti e delle acque». Rifiuti, discariche e acque sono, appunto, le matrici che dovrebbero confluire nella seconda parte dell’Aia da licenziare non si sa quando. E ha aggiunto che «la parzialità della documentazione e dei sopralluoghi possono comportare la produzione di un provvedimento non organico e incompleto». E scrive ancora che l’Arpa esprime il proprio «netto dissenso su un eventuale primo stralcio», in ogni caso «deve recare in modo esplicito l’indicazione del valore parziale e provvisorio». Tra l’altro, Arpa sostiene di «non aver abbandonato il tavolo della Commissione Aia e di non aver posto in essere comportamenti volti a sabotare la rapida definizione dell’Aia stessa». Questa presa di posizione, pur poco gradita e non accettata dalla commissione che l’ha vista come un irricevibile aut aut, ha creato disorientamento e ha costretto all’interruzione dei lavori. E, oggi a Roma, per trovare una via d’uscita condivisa che consenta di proseguire i lavori e dare il via libera alla nuova autorizzazione integrata sono attesi sia il direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, sia l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro.
Si profila l’ipotesi che se l’agenzia regionale conferma il proprio parere contrario, se pur non vincolante ma pur sempre autorevole, l’intera procedura venga interrotta e ripresa quando si potrà emanare il provvedimento completo. Un’eventualità carica di conseguenze dal momento che ministero, Ilva e sindacati attendono l’Aia come la misura in grado di far superare l’aspro confronto in atto tra azienda e magistratura. E ieri una dura lettera dei custodi giudiziari alla coordinatrice della commissione Aia Carla Sepe è stata recapitata alle 8.30. Sono due pagine dense di affermazioni che testimoniano della mancanza di dialogo tra le due parti e di una serie di incomprensioni reciproche. Una delle contestazioni fatte alla coordinatrice della commissione coincide perfettamente con i rilievi dell’Arpa sull’incompletezza eventuale dell’Aia. «Gli aspetti connessi alla gestione dei rifiuti, sottoprodotti, e delle acque di processo e meteoriche - è scritto nella nota firmata dai tre custodi - non può prescindere dall’attuale procedimento autorizzativo in quanto strettamente connesso e trasversale in relazione alla gestione dell’intero stabilimento». E concludono affermando che «la valutazione integrata dei diversi aspetti ambientali in un unico procedimento risulta essere alla base delle finalità stesse dell’autorizzazione integrata ambientale».
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