L'azione militare israeliana favorisce il terrorismo anziché sconfiggerlo

Crisi umanitaria in Palestina: la comunità internazionale deve agire ora

La prima azione da chiedere all'Unione Europea è l'interruzione della fornitura di armi a Israele che, con attacchi sproporzionati, ha ucciso fino a ora oltre novemila civili, fra queste vittime le donne e i bambini sono il 62%. Alcune cose che possiamo fare.
5 novembre 2023

Nelle ultime notizie provenienti dalle Nazioni Unite, un allarmante numero di palestinesi ha perso la vita a causa delle azioni militari di ritorsione delle forze armate israeliane. Palestina-Israele. Stop vittime civili

Le vittime civili degli attacchi militari

L'UNOCHA, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, ha ufficialmente confermato che il numero di vittime ha raggiunto la spaventosa cifra di 9.061. Questa notizia rappresenta un triste capitolo nella lunga storia di conflitto tra israeliani e palestinesi e richiede una risposta urgente da parte della comunità internazionale.

Ciò che rende questa cifra ancora più straziante è il fatto che il 62% di queste vittime sono donne e bambini. Questo dato mette in evidenza l'impatto devastante che il conflitto ha avuto sulla popolazione civile palestinese. Le informazioni di fonti giornalistiche ben documentate evidenziano dati inaccettabili. Le vite spezzate di donne e bambini innocenti sono un grido d'allarme che non può essere ignorato. È essenziale che la comunità internazionale si unisca per fermare questa tragica perdita di vite umane.

Le violenze dei coloni

L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha anche rivelato un aumento significativo della violenza da parte dei coloni israeliani, con una media di sette attacchi al giorno. Ancora più preoccupante è il fatto che in oltre un terzo di questi attacchi sono state utilizzate armi da fuoco. Tali dati indicano un aumento del livello di pericolo e terrore che i palestinesi stanno affrontando quotidianamente. La situazione è urgente e richiede un intervento deciso per proteggere le vite e i diritti umani di tutti coloro coinvolti in questo conflitto e per evitare che alla violenza si risponda con la violenza, in una spirale senza fine.

Un costo umano insopportabile

Siamo di fronte alla tragica realtà di un conflitto che continua a causare sofferenze indicibili e a minare qualsiasi tentativo di pace e stabilità nella regione. Il costo umano di questa violenza è insopportabile e richiede una risposta immediata e determinata dalla comunità internazionale.

Organizzazioni umanitarie, ONG e i paesi che hanno a cuore la pace e i diritti umani dovrebbero unirsi nel condannare queste azioni e nel chiedere un'immediata fine della violenza. È essenziale che le Nazioni Unite agiscano con decisione per garantire la protezione dei civili palestinesi e israeliani e che si lavori per una soluzione politica duratura che metta fine a questa spirale di violenza.

La politica del "doppio standard"

È innegabile che la Commissione Europea e la Nato pratichino un differente approccio alla situazione dei civili ucraini rispetto a quella dei civili palestinesi. Questo fenomeno è noto come "double standard" ed è un problema grave che solleva fondati dubbi sulla coerenza e l'equità nella promozione e nella difesa dei diritti umani.

Il double standard rappresenta una situazione in cui le norme e le leggi internazionali vengono applicate in modo diverso a seconda delle circostanze o degli attori coinvolti. Nel contesto della politica internazionale, questo spesso significa che la gravità delle violazioni dei diritti umani e l'entità della risposta internazionale dipendono dalla geopolitica e dagli interessi nazionali dei paesi coinvolti. Ecco perché, in molte occasioni, sembra che la difesa dei diritti umani cambi in base ai calcoli politici.

Un esempio evidente di questo double standard riguarda la situazione in Ucraina e quella in Palestina. La Commissione Europea e altri attori internazionali hanno reagito con sollecitudine alla crisi in Ucraina, condannando le violazioni dei diritti umani e imponendo sanzioni contro la Russia in risposta all'annessione della Crimea e al conflitto in Ucraina. Ma per l'occupazione israeliana dei territori palestinesi non è adottata alcuna sanzione come pure per l'uccisione di civili la risposta talmente flebile e inefficace da apparire una pura declamazione verbale. Questa risposta decisa è giustificata dalla gravità delle violazioni e dall'importanza geopolitica della regione.

Tuttavia, la stessa Commissione Europea e altri attori internazionali sembrano essere meno reattivi quando si tratta della situazione in Palestina. Nonostante le continue violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, compresi gli attacchi su civili, l'espansione dei coloni israeliani e le restrizioni alla libertà di movimento, la risposta internazionale è spesso più mitigata. Questo può essere attribuito a vari fattori, tra cui legami politici ed economici con Israele, ma ciò non giustifica un approccio meno deciso alla tutela dei diritti umani.

Il double standard mina la credibilità delle istituzioni internazionali e indebolisce la loro capacità di promuovere la pace e la giustizia in tutto il mondo. La protezione dei diritti umani non dovrebbe essere subordinata a considerazioni politiche o economiche. Deve essere applicata in modo coerente e universale, indipendentemente dal contesto geopolitico o dagli attori coinvolti. Solo così è possibile costruire un mondo più giusto, basato sulla dignità e la protezione di ogni essere umano, ovunque esso si trovi. La comunità internazionale deve lavorare per eliminare i double standard e promuovere una difesa coerente e intransigente dei diritti umani ovunque essi siano minacciati.

Il commercio delle armi

La normativa europea e il Trattato sul commercio di armi impongono di bloccare le esportazioni di armi quando queste possono essere utilizzate per “commettere o agevolare una grave violazione del diritto internazionale umanitario”.

Ciò nonostante fino a ora l'Unione Europea non ha deciso di decretare il blocco del commercio di armi con Tel Aviv

Vietare la fornitura di armi verso Israele è una misura importante e necessaria per diverse ragioni. La situazione attuale in Palestina, con le continue violazioni dei diritti umani e i gravi crimini contro l'umanità che coinvolgono l'uso dell'esercito israeliano per colpire ambulanze, scuole e uccidere civili, rende urgente l'adozione di tali misure, anche alla luce della sconsiderata dichiarazione di un ministro israeliano sull'uso della bomba atomica su Gaza.

Vi sono almeno cinque sono le ragioni per non fornire armi a Israele.

  1. Promozione dei diritti umani e del diritto internazionale. Il diritto internazionale e i principi dei diritti umani stabiliscono chiaramente che le armi non dovrebbero essere utilizzate per commettere crimini contro l'umanità o violare i diritti fondamentali delle persone. Bloccando la fornitura di armi a Israele, l'Unione Europea dimostrerebbe il suo impegno per la promozione e la difesa dei diritti umani e per il rispetto del diritto internazionale.

  2. Responsabilità. La fornitura di armi a un paese coinvolto in gravi violazioni dei diritti umani può comportare una responsabilità condivisa da parte dei fornitori. Bloccando le armi, l'Unione Europea ridurrebbe la sua complicità potenziale nelle violazioni dei diritti umani che coinvolgono l'uso di armi fornite da paesi membri dell'UE.

  3. Riduzione della violenza. Il blocco delle forniture di armi a Israele potrebbe contribuire a ridurre la violenza e a incentivare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese. La fornitura di armi aggiuntive può alimentare il ciclo di violenza, mentre il loro blocco può rappresentare un passo verso la riduzione delle tensioni.

  4. Messaggio politico. Bloccare la fornitura di armi rappresenterebbe un potente messaggio politico da parte dell'Unione Europea, sottolineando la sua preoccupazione per la situazione nei territori palestinesi occupati e la necessità di un cambiamento sostanziale. Tale azione potrebbe incoraggiare Israele a considerare in modo più serio le richieste di rispetto dei diritti umani e la ricerca di soluzioni pacifiche.

  5. Coerenza con le posizioni dell'UE. L'Unione Europea ha sostenuto ripetutamente i principi della difesa dei diritti umani nei suoi discorsi e dichiarazioni ufficiali. Bloccare la fornitura di armi a Israele rappresenterebbe un passo concreto per tradurre questi principi in azioni coerenti.

Per queste ragioni bloccare la fornitura di armi a Israele (anche l'Italia le ha vendute a Tel Aviv) è una misura fondamentale per promuovere i diritti umani, ridurre la violenza e inviare un chiaro messaggio politico nella direzione di una soluzione pacifica e giusta per il conflitto israelo-palestinese.

Il boicottaggio

È importante sottolineare anche l'importanza del boicottaggio dei prodotti israeliani come un segnale concreto dell'opinione pubblica. Il boicottaggio dei prodotti, noto anche come "BDS" (Boycott, Divestment, Sanctions), rappresenta un'azione nonviolenta di consumo critico, etico e responsabile. Questa forma di protesta mira a mettere pressione sulle politiche governative di Israele e a richiamare l'attenzione sulla situazione nei territori palestinesi occupati.

Il boicottaggio dei prodotti israeliani è un mezzo attraverso il quale i cittadini comuni possono esprimere il loro dissenso rispetto alle politiche di Israele di mancato rispetto dei diritti umani. Inoltre, il BDS è un modo per incoraggiare le aziende a operare in modo etico e responsabile, in linea con i principi del diritto internazionale.

Un aspetto importante del BDS è il suo potenziale impatto economico. Quando un numero significativo di persone decide di boicottare i prodotti israeliani, questo può influenzare le decisioni delle aziende e dei governi. Il messaggio inviato è chiaro: le violazioni dei diritti umani non saranno tollerate, e ciò può portare a cambiamenti significativi nelle politiche e nei comportamenti delle parti coinvolte.

La lotta al terrorismo

Nel discutere dell'importanza di bloccare la fornitura di armi a Israele e di prendere in considerazione azioni di boicottaggio a causa delle gravi violazioni dei diritti umani, è essenziale sottolineare che questo non mette in secondo piano due questioni importanti: la liberazione degli ostaggi sequestrati da Hamas e la lotta contro il terrorismo di Hamas. Questi sono obiettivi che meritano attenzione e impegno.

Hamas è un'organizzazione terroristica che opera non a favore ma a danno della causa palestinese, la sua stessa nascita è stata favorita per danneggiare la causa palestinese. La lotta contro il terrorismo di Hamas è pertanto cruciale per garantire la sicurezza e la stabilità nella regione, e contribuirebbe in modo significativo a proteggere i palestinesi stessi. Tuttavia, è importante notare che l'attuale azione militare israeliana, con le sue pesanti conseguenze sui civili, non contibuisce in alcun modo a eliminare il terrorismo ma semmai lo favorisce. La ricerca di soluzioni pacifiche e negoziate dovrebbe rimanere una priorità per tutte le parti coinvolte.

La responsabilità della comunità internazionale

La comunità internazionale ha la responsabilità di intervenire e porre fine a questa tragedia umanitaria. È necessario un appello congiunto per porre fine alla sofferenza e per costruire un futuro in cui israeliani e palestinesi possano coesistere. La pace è possibile, ma richiede un impegno deciso da parte di tutti gli attori coinvolti, nazionali e internazionali. La situazione in Palestina non può essere ignorata, e la comunità internazionale deve agire ora.

La pressione della cittadininanza globale

Ma la comunità internazionale non è formata solo dalle istituzioni internazionali: ci siamo anche noi. Noi che venti anni fa fummo definiti dal New York Times la "seconda superpotenza mondiale" e che oggi rischiamo di rimanere sotto il livello minimo di aspettative che il movimento per la pace aveva suscitato in decenni di mobilitazione.

L'importanza della cittadinanza attiva come cittadinanza globale e come opinione pubblica è fondamentale. Essa rappresenta un impegno costante per promuovere i valori umani, i diritti umani e la giustizia a livello globale.

Alcune cose che possiamo fare

Qui si riportano alcune azioni che i cittadini possono intraprendere sulle questioni affrontate finora:

  1. Informarsi. La prima e fondamentale azione è l'informazione. Cittadini attivi devono cercare fonti affidabili e imparziali per comprendere meglio le complesse questioni globali, come il conflitto israelo-palestinese o altri problemi simili. PeaceLink sta elaborando un dossier sulla questione palestinese e una guida per imparare a verificare le fonti dei materiali condivisi attraverso la messaggistica dei cellulari, una parte dei quali è composta da file video di cui è difficile verificare l'autenticità.

  2. Partecipare al dibattito pubblico. Parlarne con amici, familiari e colleghi, partecipare a dibattiti pubblici o online, condividere conoscenze e opinioni può contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica su questioni globali e a promuovere il dialogo costruttivo.

  3. Sostenere organizzazioni e iniziative. Ci sono molte organizzazioni, nazionali e internazionali, che lavorano per promuovere i diritti umani e la pace. Contribuire a tali organizzazioni o partecipare a iniziative può fare una differenza concreta. Molto importante in tal senso è l'iniziativa che sta svolgendo Amnesty International.

  4. Coinvolgersi nel BDS. Se in linea con le proprie convinzioni, il cittadino può partecipare al movimento BDS, aderendo a boicottaggi, disinvestimenti o promuovendo sanzioni verso le violazioni dei diritti umani.

  5. Coinvolgersi in azioni umanitarie. La partecipazione attiva in progetti umanitari, donazioni di aiuti o volontariato in organizzazioni che forniscono assistenza ai bisognosi può fare una differenza immediata nelle vite delle persone coinvolte in conflitti o crisi umanitarie. Molto importante è ad esempio sostenere ciò che sta facendo Medici Senza Frontiere.

  6. Influenzare la politica nazionale. I cittadini possono esercitare pressioni sui loro governi nazionali per adottare politiche che promuovano i diritti umani e la giustizia a livello internazionale. Questo può essere fatto attraverso il contatto diretto con i rappresentanti politici o il coinvolgimento in gruppi di pressione.

  7. Educazione e sensibilizzazione. Diffondere la consapevolezza su questioni globali attraverso l'educazione, la formazione e l'organizzazione di eventi, conferenze o workshop può contribuire a creare una base di cittadini informati e impegnati. In particolare è importante promuovere dal basso una buona informazione e a tal proposito è stata messa a punto una piccola guida alla comunicazione pacifista.

  8. Promuovere la pace e il dialogo. Incoraggiare la diplomazia, la mediazione e il dialogo come mezzi per risolvere i conflitti e promuovere la pace a livello globale. Una cosa che possiamo fare è invitare gli scienziati a firmare l'appello per la pace che abbiamo pubblicato anche su PeaceLink.

La cittadinanza attiva come cittadinanza globale è un impegno costante per il cambiamento positivo. Le azioni individuali possono sembrare piccole, ma quando molte persone si uniscono in uno sforzo collettivo, possono avere un impatto significativo nella promozione dei diritti umani, della giustizia e della pace.

Note: Testo progettato e revisionato dall'autore; realizzato per gli aspetti linguistici con l'ausilio dell'IA generativa.

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