“Il lavoro sporco” e la deriva bellicista: parole gravi dalla Germania
Parole che non solo confermano l’appoggio politico del governo tedesco alle operazioni militari israeliane, ma che legittimano l’uso della forza come strumento di politica internazionale. E non è tutto: Merz ha persino aperto alla possibilità di una partecipazione militare della Germania in una futura guerra contro Teheran. Un'ipotesi che dovrebbe far scattare un immediato allarme democratico.
Queste dichiarazioni segnano un passaggio simbolico ma gravissimo. Il “lavoro sporco”, evocato con un linguaggio cinico e spregiudicato, rimanda a una logica di delega della violenza, nella quale un alleato forte e aggressivo fa ciò che altri preferiscono non fare, ma approvano tacitamente. È la logica della guerra per procura elevata a dottrina pubblica.
Siamo di fronte a una rottura della cultura costituzionale del dopoguerra, quella che in Germania, come in Italia, aveva visto emergere un ripudio della guerra e del militarismo. In un’epoca segnata da conflitti devastanti occorrerebbe un richiamo forte al diritto internazionale, alla diplomazia, alla prevenzione dei conflitti. Invece, si sceglie l'elogio cinico del “lavoro sporco”. Un’espressione che spoglia la guerra di ogni dramma umano e ogni responsabilità morale, riducendola a un’operazione da eseguire “per conto di”. Merz ritiene di parlare a nome dell'“Occidente”, altrimenti non avrebbe usato quelle parole. Parole che si inseriscono in un clima sempre più preoccupante: l’accettazione crescente dell’uso della forza come strumento legittimo di politica internazionale.
Come cittadini europei, come attivisti della pace, non possiamo restare in silenzio. Non possiamo accettare che si torni a parlare di guerra preventiva con tanta leggerezza. La guerra non è mai “un servizio reso” all’umanità. La guerra è la negazione dell’umanità.
È urgente riaprire in Europa una grande discussione pubblica e la mobilitazione di Roma del 21 giugno è l'occasione per rilanciare l'allarme.
Israele non sta “facendo il lavoro sporco per noi”.
Sta compiendo atti di guerra che violano la carta dell'ONU.
Sta rischiando di incendiare tutto il Medio Oriente, con conseguenze incalcolabili.
La Germania, l’Italia, l’Europa tutta, dovrebbero piuttosto impegnarsi per fermare l’escalation.
Ma evidentemente dietro alle simpatie per il governo Netanyahu c'è anche dell'altro. C'è il commercio delle armi che - si nota chiaramente in questo grafico - vede il governo tedesco fortemente interessato a mantenere forti e insanguinati rapporti con Israele.
La Germania - dopo aver puntato sul green - si riconverte massicciamente alla guerra, la sostiene e ne trae profitto.
La Germania avrebbe il dovere di mantenere alto il ripudio della guerra e di inginocchiarsi a perpetua memoria per ciò che di mostruoso ha fatto quando ha imbracciato le armi.
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