Lettera aperta al «Corriere»
Caro Direttore, incontriamoci
Caro Direttore, come Lei sa non ci piacciono le guerre. Non importa chi le comincia. Alla fine fanno male a tutti. Per questo non parteciperemo neanche a quella che Lei ha scatenato contro le migliaia di giovani, famiglie, associazioni, forze sociali e politiche che sabato scorso, senza spirito di parte alcuno, hanno affollato la manifestazione di Assisi per la pace, i diritti umani e la democrazia in Medio Oriente. Ci dica solo perché. Perché, caro Direttore, ha deciso di insultarli? Cosa hanno fatto per meritarsi tanto disprezzo dal più grande quotidiano nazionale? Di quale colpa si sono macchiati? Perché ha deciso di nascondere la realtà e di crearne una completamente falsa e provocatoria? Ci dica, caro Direttore, quale idea le fa un paese in cui, oltre a tanti fatti di cronaca nera e di malcostume, ci sono anche migliaia di persone che interrompono le ferie, nonostante la fine dei bombardamenti, per sostenere l'invio immediato di una forza di pace e di interposizione delle Nazioni Unite in Libano e per rafforzare il proprio personale impegno a favore della centralità dell'Onu e dell'Unione Europea per la pace in Medio Oriente? Ci dica, caro Direttore, le dispiace così tanto?
Forse ha ragione a dire che eravamo in pochi. Dipende sempre dai punti di vista. Il nostro, quello di chi l'ha organizzata a ferragosto, è diametralmente opposto. Non era la «tradizionale» Perugia-Assisi. Era una manifestazione straordinaria. Di certo sarebbero stati molti di più se lei non avesse deciso di censurare la convocazione dell'iniziativa. Perché l'ha fatto?
Preferirebbe vivere in un paese con una coscienza civile zero? Prima l'ha censurata, poi ha organizzato l'attacco. Perché? Ci dica, caro Direttore, chi ha infastidito questa sincera iniziativa di pace costruita nel nome della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale? Quali poteri abbiamo disturbato stavolta?
E' vero. Non è la prima volta che succede. Forse il problema è più profondo. Non c'entra niente il Medio Oriente. L'anno scorso, in occasione della Marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la pace «Contro la miseria e la guerra, riprendiamoci l'Onu» dell'11 settembre, il suo giornale si è comportato nello stesso identico modo. Stesse censure, stessi insulti, stessa disinformazione. Identico anche il giornalista incaricato di sparare le sue pallottole di carta contro i costruttori di pace. Caro Direttore, ci piacerebbe sapere se qualcuno ha mandato ad Assisi quei quattro ragazzi con i cartelli di Nasrallah, dove si sono nascosti tutto il giorno dato che quasi nessuno li ha incontrati. Perché non sono venuti anche in piazza San Francesco così li avremmo potuti vedere tutti?
Vorremmo anche saperese ha ordinato lei (al suo inviato) di buttare altra benzina sul fuoco delle polemiche chiamando al telefono, da Assisi a Roma, i rappresentanti della comunità ebraica? O è stata una iniziativa personale? Mettere gli uni contro gli altri non è molto difficile di questi tempi ma per certe operazioni ci vuole un professionista. In quale scuola di giornalismo s'insegnano queste azioni di guerra? E' così che l'informazione si mette al servizio della pace? Sarà contento, caro Direttore. La sua iniziativa ha trovato occhi e orecchi sensibili.
I Tg (anche del servizio pubblico Rai) e alcuni quotidiani hanno prontamente archiviato la manifestazione, lo spirito e le proposte di Assisi per rilanciare la sua «verità» manipolata. E' contento?Caro Direttore, invece dello scontro, noi Le chiediamo un incontro. Non amiamo la guerra. Ci piace cercare la pace. A partire da casa nostra. Crediamo nel dialogo e nel confronto. Se lei vuole. Noi siamo pronti a venirla a trovare. Nel suo ufficio. Quando vuole.
Con i migliori saluti,
Flavio Lotti e Grazia Bellini coordinatori nazionali della Tavola della Pace
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