Silenzio digitale totale per Gaza? E' una bufala, fermatela per favore
La bufala del silenzio digitale
Questa azione viene lanciata come "URGENTE INIZIATIVA", con tanto di stampatello. L’intento è apparentemente suggestivo sul piano simbolico, il digiuno digitale. Ed è condito anche di qualche riferimento tecnico agli "algoritmi" che percepirebbero la protesta. Ma è una bufala. Il movimento MTG (March to Gaza) - a cui tale appello dice di fare riferimento - ha un sito web su cui non appare alcun appello al "silenzio digitale". E' quindi una bufala, e molti ci sono cascati.
Ma - oltre a renderci conto della grossolana fake new - possiamo anche chiederci: per quale motivo questo gesto servirebbe davvero alla causa palestinese?
Nella confusione della comunicazione caotica su WhatsApp, questo nuovo elemento di caos rischia di essere una ulteriore distrazione che depista l’attenzione da iniziative concrete e urgenti.
Un escamotage per depistare
Per esempio, partecipare a campagne coordinate come quella contro l'acquisto di tecnologie militari da Israele. Una delle iniziative necessarie è l’invio di email ai parlamentari e ai giornalisti. E poi occorre chiedere l'immediata sospensione di qualsiasi accordo militare con Israele. Il silenzio digitale depista completamente.
Siamo di fronte a un appello senza senso e privo di efficacia tecnica e politica, ma scritto bene, con tono persuasivo, generato verosimilmente con l'Intelligenza Artificiale, ossia da un algoritmo retorico addestrato nel costruire concatenazioni di parole.
Il rischio di “sentirsi a posto”
Il silenzio digitale, così proposto e presentato come "urgente" (già questo dovrebbe far venire qualche dubbio), dà l’illusione di partecipare, ma offre sostanzialmente una scorciatoia emotiva. Rischia di essere un rituale confortante e soprattutto semplice. Non devi faticare a scrivere una email ai parlamentari, devi solo spegnere il telefono per mezz'ora. Ovviamente questo non mette in crisi il sistema, non disturba l’economia della guerra, non ferma la complicità dei nostri governi. Questo messaggio offre un rifugio psicologico: “sentirsi a posto” dopo aver spento il telefono. Ma Gaza non ha bisogno del nostro silenzio: ha bisogno della nostra voce.
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