Un soggetto politico, strumento di partecipazione, informazione politica e culturale per i popoli

I partigiani della pace

Alcuni dei fondatori di questo movimento furono Picasso, Einstein, Neruda e tra gli italiani Nenni, Vittorini, Guttuso, Quasimodo, Ginzburg, Einaudi e molti altri
Laura Tussi8 dicembre 2021

Pablo Picasso uno dei fondatori del movimento dei partigiani della pace

Un soggetto politico e strumento di partecipazione, informazione politica e culturale per grandi masse di cittadini

 

Milioni e milioni di firme contro la guerra.

Petizione contro il patto Atlantico, 1949.

Appello di Stoccolma, 1950.

Appello di Berlino, 1952.

Appello di Vienna, 1955.

Oltre 20 mila comitati per la pace attivi tra il 1949 e il 1951.

Cifre enormi e significative.

Ma il movimento dei partigiani della pace non fu solo imponenti campagne di raccolta firme in Italia e nel mondo. Fu un soggetto politico con un ruolo di primo piano e strumento di partecipazione e informazione politica e culturale per grandi masse di cittadini. Alcuni dei fondatori furono Picasso, Einstein, Neruda e tra gli italiani Nenni, Vittorini, Guttuso, Quasimodo, Ginzburg, Einaudi e molti altri. 

Uno sforzo progettuale prodigioso di milioni di donne e uomini, della cultura, delle forze amanti della pace per contrastare i piani di guerra e la china guerrafondaia.

Un moto di dissenso e di rifiuto della guerra di dimensioni mai viste. Per evitare che i destini del mondo li decidessero pochi potenti.

Un movimento articolato e complesso, originale ed eterogeneo negli anni duri difficili della prima guerra fredda. Un generoso impegno sulla scena politica di milioni di donne e uomini, lavoratori, intellettuali, popolo e personalità dello spettacolo. Che coltivavano il sogno di impedire la guerra. Che dettero impulso positivo alla speranza di un mondo di pace.

Un impegno che pagarono con la repressione, l’ostilità e l’ostracismo spesso furibondi di una parte delle istituzioni, con centinaia e centinaia di denunce, arresti, condanne, decine di feriti, morti. La repressione fu durissima, feroce e assurda.

Ruolo centrale è quello del movimento operaio e delle sue organizzazioni. Ma il contributo e il ruolo di altre componenti e correnti politiche e ideali, i cattolici, gli indipendenti, i liberali sono stati fondamentali; si pensi al movimento cristiano per la pace di Guido Miglioli e Ada Alessandrini.

L’opposizione alla guerra era radicata e diffusa a livello di massa. Fondata sulle tradizioni storiche del movimento operaio e democratico e saldata con un paese stanco di guerre, delle troppe guerre in cui l’avevano trascinato a forza nel trentennio di fuoco le classi dirigenti antidemocratiche e guerrafondaie.

La prima e la seconda guerra mondiale, la Libia, l’Albania, Etiopia, la Spagna potevano bastare. Qui nasceva l’opposizione alla guerra.

Ma ora qualcosa di nuovo e più catastrofico angosciava l’Italia e l’umanità intera: l’incubo atomico.

L’era nucleare.

La percezione e la coscienza dei rischi toccò punte elevate: la paura più grande. E fu merito del movimento dei partigiani della pace raccogliere, sostenere, organizzare questa paura in opposizione lucida alla guerra e pensare agli sbocchi e alle prospettive politiche. Sostenerne l’espressione pacifica. Quando le forze più reazionarie avrebbero preferito azioni inconsulte e violente.

E sicuramente sottovalutato appare il carattere assolutamente pacifico, nonviolento di una mobilitazione popolare che visse certamente momenti di altissima tensione e scontro.

Un movimento mondiale. 500 milioni di firme contro l’atomica e il nucleare e 560 sull’appello per la pace di Berlino. Gigantesche campagne di informazione per milioni di donne e uomini sull’atomica e sull’era nucleare, sul problema della pace e della guerra.

Il movimento dei partigiani della pace promosse e realizzò occasioni e momenti di straordinaria partecipazione popolare. Un impegno fondato sul contrasto alla rassegnazione e al fatalismo della ineluttabilità della guerra, unito al contrasto della cultura bellicista e della tracotanza militarista e della legittimazione della guerra e dell’atomica e del nucleare.

Caratteristica basilare fu inoltre, soprattutto in Italia, la congiunzione delle lotte contro la guerra con le lotte per migliori condizioni di vita e di lavoro, per la difesa delle libertà democratiche e della Costituzione e l’indipendenza nazionale. Senza dubbio da ascrivere ai risultati del movimento anche il contributo alla diffusione di una cultura democratica e pratiche di partecipazione in un paese dove l’esclusione delle masse popolari era da sempre un dato intangibile nelle politiche delle classi dirigenti. Tutto questo avvenne anche con l’invenzione di nuove forme di lotta, partecipazione e impegno civile. Firme sugli appelli, petizioni, scritte, murali, convegni, manifestazioni varie, stampa di volantini, attività di formazione e informazione capillare, discussioni nei consigli comunali. Ampi strati popolari trovarono un protagonismo mai avuto. Le donne e i movimenti femminili in particolare che in quegli anni fecero dell’impegno per la pace una straordinaria priorità.

Il movimento dei partigiani della pace diede contributi fondamentali alla elaborazione di una cultura pacifista e antibellicista a cominciare dall’indicazione di alternative sociali alle spese per il riarmo e la guerra, alla corsa agli armamenti a livello mondiale, e diede forte impulso alla visione dell’orizzonte del disarmo.

Bibliografia:

Partigiani della pace:

  • Bobbio Norberto, la mia 'coscienza atomica' cominciò con Russell e Anders, in Giano, 1990
  • Parri Ferruccio, I missili e la pace, in Il Ponte, 1957
  • Movimento italiano della pace, Conferenza nazionale per la pace, 1958 

Donne conto la guerra:

  • Luxemburg Rosa, Lettere contro la guerra, Berlino 1914-1918, Prospettiva, Civitavecchia 2004
  • Menapace Lidia, Chi ha paura delle donne in nero?, In L'Unità, 7 novembre 1990
  • Menapace Lidia, Ingrao Chiara (a cura di), Né in difesa, né in divisa. Pacifismo, sicurezza, ambiente, nonviolenza, forze armate. Una discussione fra donne, Felina, Roma
  • Morgantini Luisa, Donne soldato? No grazie, in Giano n. 28/1998

Approfondimenti su guerra e pace:

  • Bravo Anna, Donne contadine e Prima Guerra Mondiale, in Ricerche storiche, n.2, 1980
  • Lussu Emilio, Un anno sull'Altipiano, Einaudi, Torino 2000
  • Del Boca Angelo, La guerra d'Etiopia. L'ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano 2010
  • Tranfaglia Nicola, Il fascismo e le guerre mondiali (1914-1945) Utet, Torino 2012

Riflessioni sulla contemporaneità:

  • Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall'800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello - Trento
  • Pugliese F., I giorni dell'arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
  • Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
  • Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l'ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
  • Manifesti raccontano...Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
  • Strada G., Ma l'abolizione della guerra non è un'utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006 

Contributi femminili:

  • Franca Pieroni Bortolotti, La donna, la pace, l'Europa, Franco Angeli, Milano
  • Maria Montessori, La paix et l'éducation, Genève, Bureau International d'éducation, 1932
  • Anna Maria Mozzoni, La liberazione della donna, a cura di F. Pieroni Bortolotti, Mazzotta, Milano
  • Mirella Scriboni, in Guerre e pace, Marzo 2011 

Approfondimenti sul pacifismo:

  • Pallotti V., Cinquant’anni di pace in Europa: eventi e immagini, a cura del centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale, Bologna
  • Pallotti V., Perché? Guerra, corsa agli armamenti. Catalogo della mostra del manifesto contro... per una cultura di pace e nonviolenza, Bologna 
  • Pallotti V., Camminare per la pace. Marce e cammini per la pace e la nonviolenza, Comune di Casalecchio di Reno - Casa per la pace “la filanda”, Bologna 2009 

Approfondimenti:

  • Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
  • Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila 
  • Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma 

Bibliografia ragionata:

  • Autori Vari, Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
  • Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
  • Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L'Unità, 6 Marzo 1991
  • Bartels, L'Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
  • Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
  • Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009
  • Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
  • Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
  • Rochat G., L'Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press 

Analisi storiche:

  • Rochat G., L'antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Rochat G., La tradizione antimilitarista del movimento operaio italiano, in La critica sociologica, 1976
  • Rochat G., Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Torino 

Analisi:

  • Branson, M. Haienemann, L'Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
  • Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

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