Taranto Sociale

Cervellera: «L'Ilva chiuda l'area a caldo»

Il vice sindaco lancia un appello alla grande industria: «E' accaduto anche a Genova» «Non si può ricercare uno sviluppo turistico se la diossina non viene ridotta subito nei limiti europei. La Marina Militare prosegua nella iniziativa meritoria di porre i suoi beni a disposizione della comunità».
23 agosto 2008
Cesare Bechis
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- TARANTO — L'area a caldo dello stabilimento siderurgico di Taranto potrebbe essere smantellata come a Genova. E' un'eventualità che il vice sindaco di Taranto, Alfredo Cervellera, prospetta nel caso in cui «non verranno subito segnali chiari ed inequivocabili da Riva sulla volontà di destinare risorse, immediatamente disponibili, che consentano di abbattere ed eliminare l'inquinamento ambientale».

Una posizione forte e senza equivoci annunciata dal numero due dell'amministrazione comunale tarantina alla vigilia della stesura del piano strategico di Area Vasta, cioè del contenitore dei progetti scaturiti dal confronto di idee tra tutti i Comuni, l'Università e gli enti di ricerca, finanziato con un miliardo di euro.

Guardando al futuro della città e alla necessità di risollevarne le sorti il vice sindaco non può non immaginare uno sviluppo alternativo all'industria basato anche sul turismo. Turismo e inquinamento, però, non vanno d'accordo e per questo motivo Cervellera fa appello sia all'Ilva sia alla Marina militare chiamandoli a dare un forte contributo per un ambiente più pulito e per il recupero delle aree militari.

«Taranto, con la sua provincia, non può permettersi di fallire questo importante appuntamento - ammette il vice sindaco - per cui dovrà bandire tutti gli egoismi territoriali. Non si tratta solo di conseguire gli ultimi cospicui finanziamenti dalla comunità europea, ma dell'opportunità di ricercare una prospettiva di sviluppo alternativo».

E pensando al turismo Cervelliera sostiene che «non si può però ricercare uno sviluppo turistico per la città se la diossina non viene ridotta subito nei limiti europei, o se le cokerie e i parchi minerali continueranno ad inquinare il cielo, la terra ed il mare jonico». In altre parole l'inquinamento deprime la vocazione turistica del territorio, quindi Ilva deve abbatterlo «non in tempi biblici». Di qui la possibilità che «la scelta di Genova dell'abbandono dell'area a caldo potrebbe diventare, a breve scadenza, obbligatoria per Taranto».

Alla Marina Militare il vice sindaco chiede «di proseguire nella iniziativa meritoria di porre i suoi beni a disposizione della comunità, così come ha fatto con la valorizzazione del castello Aragonese. Si potrà continuare con l'istituendo polo museale alla stazione torpediniere con il Vittorio Veneto, il museo dell'Arsenale, l'Acquario e il museo del Mare».

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