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Il presidio contro lo scudo penale all'ILVA

A Taranto i manifestanti hanno fatto sentire la propria voce e incontrato il Prefetto con una delegazione. Consegnato un documento indirizzato al Governo. Toccante la testimonianza di Celeste Fortunato, portavoce del coordinamento dei pazienti di onco-ematologia dell'Ospedale Moscati di Taranto
17 gennaio 2023
Redazione PeaceLink

Iniziativa contro lo scudo penale ILVA il 17 gennaio 2023 a Taranto

Con un nuovo decreto legge viene istituito uno scudo penale ancora maggiore di quello che potremmo immaginare.

Il 17 gennaio a Taranto i manifestanti hanno pertanto fatto sentire la propria voce e incontrato il Prefetto con una delegazione.

Questa iniziativa, promossa dal Coordinamento Taranto (cliccando qui si può vedere la sua bacheca), è la prima risposta al Decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2 - Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale.

La RAI, nel TGR Puglia, ha mandato in onda due servizi firmati da Aldo Giannulo:

Toccante la testimonianza di Celeste Fortunato, portavoce del coordinamento dei pazienti di onco-ematologia dell'Ospedale Moscati di Taranto.

Documento in dieci punti consegnato al Prefetto di Taranto e indirizzato al Governo Italiano Presidio contro lo scudo penale sotto la Prefettura di Taranto

Incontro del 17 gennaio 2023

1) Consideriamo positivamente la Sentenza di Ambiente Svenduto che prevede la confisca degli impianti inquinanti e quindi il loro fermo

2) riteniamo che non si possa procedere alla nazionalizzazione degli impianti perché sono attualmente sotto sequestro in quanto pericolosi per la salute e l'ambiente; 

3) sosteniamo la nuova inchiesta della magistratura che contesta l'efficacia della messa a norma degli impianti; 

4) contestiamo lo scudo penale e il relativo decreto salva Ilva che serve a bloccare la magistratura; 

5) consideriamo importanti le 4 valutazioni preventive del danno sanitario relative agli impianti ILVA in quanto tutte forniscono “rischio sanitario inaccettabile” e pertanto sottolineiamo che non ha senso richiedere o attendere valutazioni predittive che sono state già effettuate e che indicano la persistenza anche per il futuro, anche con prescrizioni AIA attuate, di conseguenze inaccettabili per la salute; 

6) consideriamo pericoloso un eventuale rigassificatore perché già in passato la VIA lo ha considerato incompatibile con un'area industriale ad alto rischio di incidente rilevante; 

7) sosteniamo la necessità di usare il fondo europeo per la transizione ecologica JTF per salvare Taranto e riconvertire i lavoratori ILVA; tale fondo è stato istituito dalla Commissione Europea proprio per investire in settori diversi rispetto all'Ilva; quella è la strada, tutte le altre sono solo tentativi fallimentari; lo dimostra l'esperienza fin qui condotta con vari esperimenti di salvataggio e rilancio, uno peggiore dell'altro. 

Deduzioni e conclusioni

8) Riteniamo che il futuro di Taranto debba partire dall'osservanza scrupolosa della sentenza della magistratura (sequestro e confisca di impianti non compatibili con la salute pubblica) e dall'attivazione di alternative con il consistente fondo europeo della transizione giusta già stanziato (oltre 700 milioni di euro di JTF) nell'interesse dei lavoratori che vanno ricovertiti e riqualificati (il JTF lo prevede esplicitamente) e resi protagonisti di altre attività economiche e professionali orientate alla transizione ecologica. Lo stabilimento ha ingoiato enormi risorse senza garantire l'occupazione ma rendendola sempre più precaria. 

9) Riteniamo inaccettabile la proposizione di un modello di produzione definito "green" da realizzarsi tra molti anni, lasciando consapevolmente e colpevolmente per molti anni esposti agli inquinanti la popolazione ed i bambini e gli operai (con conseguenze considerate inaccettabili dalla scienza), prolungando ulteriormente un calvario sanitario che la magistratura ha cercato in tutti i modi di fermare applicando la legge. La CEDU ha condannato l'Italia per violazione dei diritti umani e l'ONU considera Taranto "zona di sacrificio". 

10) Consideriamo grave la posizione politica di chiunque sull’ILVA faccia o auspichi scelte contro l’evidenza scientifica e contro l’autonomia della magistratura. Chi vuole continuare a produrre in queste condizioni non sta dalla parte della magistratura e non considera le evidenze scientifiche su cui la magistratura agisce, quindi non sta dalla nostra parte. Chi vuole continuare così è sempre più complice della "zona di sacrificio" e della violazione dei diritti umani stigmatizzata dall'ONU e dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Va detto stop al calvario sanitario di Taranto. Il 2023 deve essere l'ultimo anno di funzionamento di impianti che per la scienza producono un danno sanitario inaccettabile sia a 8, sia a 6 e sia a 4,7 milioni di tonnellate annue di acciaio. E che - secondo la Valutazione predittiva del danno sanitario realizzata nel 2021 dall'OMS - provocherebbero dalle 50 alle 80 morti premature evitabili nei dieci anni successivi all'attuazione delle prescrizioni del piano ambientale.

Sono disponibile a un pubblico confronto con chiunque abbia argomenti per smentire anche solo uno dei punti qui elencati.

--- Infine ---

Portiamo la nostra solidarietà a un giornalista conosciuto e stimato come Gad Lerner, recentemente querelato dopo aver espresso le sue posizioni sull’inquinamento ILVA. La civile e libera espressione del pensiero deve continuare ad essere alla base del confronto e quanto avviene denota chiusura a ogni confronto.

Coordinamento Taranto

Link: Sit in sotto la Prefettura di Taranto il 17 gennaio 2023

Articolo di Cittadini Reattivi

Gazzetta del Mezzogiorno

Comunicato di Giustizia per Taranto

Punti di Vista Press

Cronache tarantine

Città nuova

Video dei Genitori Tarantini e foto

Qui di seguito riportiamo diverse testimonianze e interventi.

Note: Video e foto di Max Perrini https://www.maxperrini.eu/?p=15919

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