Gli attentati, la guerriglia e i militari occidentali. L'ex ambasciatore risponde a proposito di chi lo ha criticato per aver usato la parola "resistenza" per quanto riguarda l'Iraq.
21 novembre 2003 - Alessandro Marescotti
Ridotte al minimo le attiità dei militari italiani
La polizia irachena ha rinvenuto vicino alle ambasciate italiana a Baghdad un carretto sospetto contenente 21 razzi. Intanto il Tavolo Iraq dice: "Basta con l'occupazione del Paese"
"Non siamo guerrafondai, siamo solidali con quelle popolazioni, ma costretti a combattere una Guerra che NON tutto il popolo Italiano e NON tutto il Parlamento hanno voluto".
PeaceLink, associandosi al comunicato di Rete Lilliput e della Campagna Pace da tutti i balconi, invita tutti ad esporre la bandiera arcobaleno affinché la giornala di lutto sia anche una giornata di impegno per la pace.
Campagna mondiale di una coalizione di ottanta Ong contro la «morte a grappolo». Le nuove mine Dai jet Usa (Reuters) su ex Jugoslavia, Afghanistan e Iraq
Non ci può far certo gioire la constatazione che quanto avevamo previsto, al termine della vergognosa operazione militare compiuta in Iraq, ha trovato ormai da mesi forma compiuta nel desolante stillicidio quotidiano di vittime militari.
16 novembre 2003 - Vittorio Moccia
Violata la Carta dei doveri del giornalista forzando i titoli
La Repubblica forza i titoli per deformare la percezione dei dati del sondaggio Demos-Eurisko del 14 novembre 2003 sul consenso alla missione militare italiana in Iraq.
Scambiare il 50,9 % di favorevoli alla missione con la totalita' del sentimento nazionale e' stato un grossolano lavoro di semplificazione propagandistica. Mentre secondo l'Abacus l'Italia e' spaccata a meta' sul consenso alla missione, per Repubblica "l'Italia e' favorevole alla missione".
La follia della guerra e' tutta qui: qualche decina di ragazzi si sono svegliati ieri mattina in Iraq, e ieri sera non sono andati a letto, non ci sono piu'. Hanno iniziato il grande sonno, come altri milioni di ragazzi prima di loro, in Afghanistan e in Cecenia, in Congo e in Kosovo e nei mille luoghi di violenza del nostro pianeta. L'umanita' potra' avere un futuro solo se verra' messa al bando la guerra, se la guerra diventera' un tabù, schifoso e rivoltante per la coscienza e per la ragione.
14 novembre 2003 - Gino Strada (Emergency)
La risoluzione Onu 1483 e la Costituzione italiana
Vi e' una violazione palese dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana. La presenza di militari e' fuori da un mandato delle Nazioni Unite, in un contesto in cui la norma costituzionale ai sensi della quale l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali è stata evidentemente violata da questa decisione, da questo atto.
14 novembre 2003 - on. Pietro Folena (DS)
Dopo il gravissimo attentato ai militari italiani in Iraq alcune doverose riflessioni
Siamo sicuri di essere immuni dalla mentalita' kamikaze? La fedelta' totale a Bush apre una stagione di oscuramento della ragione. Il ruolo del movimento per la pace e' e sara' quello di far uscire la nazione dalla spirale perversa di un fanatico e cieco disegno di obbedienza a Bush. Un patto di sangue siglato da noti leader politici e pagato da ignoti militari. Il pacifismo ha avuto il merito di evitare l'ingresso italiano in guerra. Le bandiere della pace hanno evitato lutti e sofferenze. Oggi abbiamo lo stesso compito: evitare nuovi lutti e nuove sofferenze. E dare alle famiglie dei militari un sostegno e una speranza in piu'.
14 novembre 2003 - Alessandro Marescotti
Repubblica: "Italiani favorevoli ai nostri militari in Iraq". Il Giornale dei Carabinieri: "Facciamoli rientrare prima di constatare altre vittime".
Oggi un sondaggio pubblicato su Repubblica è annunciato con un trionfale: "L'Italia approva la missione". Ma sarà vero che tutta l'Italia l'approva? Tutt'altro. Vi sono anzi i fondati dubbi che, oltre al titolo manipolato, anche il sondaggio sia un'operazione di manipolazione dell'informazione. E vi spieghiamo il perche'.
14 novembre 2003 - Alessandro Marescotti
La liberazione dell'Iraq è stata accolta dalla popolazione con la massima gioia. Non passa giorno che i soldati americani non vengano festeggiati.
Il mio fidanzato è stato lì fino al mese scorso. Questa mia lettera è per i "Signori Capi" che hanno votato per questa missione ASSURDA e che non fanno altro che riempirsi la bocca con frasi del tipo: "I nostri militari sono ben voluti, la popolazione li ha accolti bene!". Vorrei tanto poter avere un dialogo faccia a faccia con queste persone per chiedere se fra quei ragazzi in missione laggiù c'è anche qualche loro parente!
Ecco una notizia che è circolata pochissimo e che fu pubblicata da una rivista militare ("Panorama Difesa") nel maggio del 1992. La riportiamo integralmente.
WASHINGTON - La maggioranza dei cittadini americani e' contraria alla politica seguita dal presidente, George W. Bush, in Iraq. Secondo un sondaggio dell'Harris Interactive Institute, il 58% degli statunitensi disapprova le scelte del capo della Casa Bianca per la gestione del dopoguerra. (Agr)
A Gianna Nannini piace farsi giudizi suoi: vedere, capire. Le guerre le hanno sempre fatto orrore, e per questo ha sempre cercato di saperne di più per poter dare una mano dove c'era bisogno. Con la guerra in Iraq e la sua fine ha fatto lo stesso: ha cercato un'organizzazione non governativa di cui aver fiducia e a cui affidarsi, ha brigato per avere il visto per la Giordania, è artita: per vedere, per capire. Questo è il diario, scritto con la sua solita impaziente spontaneità della sua nuova breve avventura.
Vengono costruiti titoli per generare un'accentuata percezione del rischio di invasione in assenza di dati oggettivi. Lo scopo è quello di generare paura e di modificare i sondaggi di opinione che oggi danno in vantaggio un'opinione pubblica contraria alla prosecuzione della guerra.
Questo testo offre una guida pratica per pacifisti focalizzandosi su tre fasi chiave per opporsi efficacemente alla guerra e minare il consenso pubblico verso di essa. Queste tre fasi progrediscono attraverso quindici proposte concrete.
L'invio di armi da parte della Nato, sebbene nelle intenzioni miri a sostenere le forze ucraine, non capovolge la guerra ma la prolunga e ne ingigantisce gli effetti, paradossalmente a tutto vantaggio della Russia. Gli esperti lo definiscono "war paradox" e lo hanno anche studiato.
Come organizzare in vista del G7 una convergenza fra forze diverse attorno al comune obiettivo di contrastare il riarmo e la guerra? E come dimostrare che l'opinione pubblica è ampiamente contraria alla volontà dei G7 di fare guerra alla Russia?
Ma il Festival per il Giornalismo che si svolge nella stessa città continua a snobbarlo. Assange viene perseguitato dal Potere perché considerato reo di aver diffuso, nell’interesse pubblico, documenti segreti che rivelano gli illeciti commessi dai Governi.
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